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Sla, è morto Stefano Borgonovo

Stefano Borgonovo ci ha lasciati. L’uomo, simbolo della lotta italiana alla SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, si è spento a 49 anni, tra l’affetto dei suoi cari e di tutti coloro che in lui hanno visto negli anni un esempio da seguire.

La storia calcistica di Stefano Borgonovo parla da sé: grandi squadre come Milan e Fiorentina, nella quale forma una spettacolare coppia agonistica con Roberto Baggio. Rivela di essere malato, pubblicamente, il 5 settembre del 2008. Si tratta di sclerosi laterale amiotrofica anche per lui, come accaduto a diversi altri calciatori nel corso degli anni. E’ paralizzato e può parlare solo attraverso un sintetizzatore vocale. Ma questo non lo ha mai fermato. Nel corso degli anni ha dato vita alla Fondazione Stefano Borgonovo Onlus che non ha mai mancato di concentrare i propri sforzi per aiutare i pazienti affetti da questa patologia e raccogliere i fondi per promuovere la ricerca di una cura efficace.

Da diverso tempo la Sla viene considerata la “malattia dei calciatori”, per il numero di atleti di questa disciplina che colpisce. Questo ha portato molti scienziati ad interrogarsi sulla correlazione tra la malattia e questa particolare attività agonistica. Sebbene infatti vi sia alla base una certa predisposizione genetica, sembra che anche determinati fattori esterni possano essere particolarmente influenti e gli sportivi rimangono una delle categorie professionali più colpite, con maggiore incidenza proprio nel calcio ed in particolare in coloro che hanno giocato tra il 1970 ed il 2001. Ad essere chiamato in causa, oltre il doping, vi è anche il possibile ruolo dei diserbanti e delle vernici utilizzate per la cura del campo da calcio. Non solo: i ripetuti traumi per le cadute vengono considerati uno stimolo negativo, come anche i colpi di testa con il loro impatto verticale sulla colonna.

Non viene risparmiata, dal campo delle ipotesi esplorate dai ricercatori, anche l’intensa attività agonistica che potrebbe causare un eccesso di radicali liberi nell’organismo e degenerazione cellulare.

Photo Credit | Roberto Baggio Twitter