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Sigaretta elettronica e Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO): cosa dice il nuovo studio americano

Tutti i sorprendenti risultati della ricerca condotta negli USA sugli effetti dello svapo sui malati di BPCO

Uno studio prospettivo longitudinale recente i cui risultati sono stati resi noti dall’American Journal of Preventive Medicine testimonia che l’impiego della sigaretta elettronica non è correlato a un incremento del rischio di sviluppare la BPCO, cioè la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, patologia correlata al fumo.

Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva

Per altro, già vari lavori scientifici in passato erano giunti alle stesse conclusioni, uno dei quali coordinato da Riccardo Polosa, Professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Catania con specializzazione in Pneumologia, Immunologia clinica, Allergologia e Reumatologia e attualmente Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina interna e d’urgenza presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico-V. Emanuele” di Catania. Questa ricerca, inoltre, ha messo in guardia gli studiosi in relazione all’impiego di metodologie da cui potrebbero scaturire risultati falsati.

La sigaretta elettronica è scagionata?

Ammesso che fosse mai salita sul banco degli imputati, la sigaretta elettronica e l’inalazione dei vapori generati dagli e-liquid (scopri qui quelli più usati in Italia) pare non influiscano sullo sviluppo della BPCO. Il follow-up, durato ben 5 anni, ha visto ben 925 intervistati che hanno riferito l’incidenza della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva. L’utilizzo della sigaretta elettronica era ritenuto, in passato, capace di elevare il rischio della malattia, ma l’associazione tra la BPCO e l’impiego di dispositivi per svapare svaniva nel momento in cui si teneva conto dello status di fumatori, passato o attuale. Le conclusioni dello studio sono chiare nel riferire che l’impiego dei sistemi elettronici dedicati alla somministrazione della nicotina tramite aerosol non ha portato ad un significativo incremento del rischio di malattia polmonare ostruttiva cronica per un lasso di tempo di 5 anni, dopo che sono stati considerati gli anni di fumo e lo status di fumatore attuale. Si tratta di risultati che mettono in risalto la necessità di ricorrere a dati longitudinali prospettivi e l’importanza di verificare in maniera attenta la storia del fumo di sigaretta in modo che sia possibile valutare gli effetti dei dispositivi elettronici di somministrazione di nicotina indipendenti sulla salute.

Gli obiettivi dei ricercatori

Si può tirare dunque un sospiro di sollievo: chi vuol provare a smettere di fumare sa che nelle sigarette elettroniche avrà l’opportunità di trovare delle valide alleate. Lo scopo degli studiosi che hanno condotto la ricerca era quello di verificare se esistesse una relazione tra la BPCO (e altre malattie polmonari) e l’utilizzo di dispositivi elettronici per la somministrazione di nicotina. Per raggiungere tale obiettivo sono stati usati i dati delle fasi 1, 2, 3, 4 e 5 dello studio americano Path (acronimo di Population Assessment of Tobacco and Health) che ha riguardato persone adulte con oltre 40 anni di età. Come viene indicato nella ricerca, la raccolta dei dati è avvenuta tra il 2013 e il 2019; l’analisi invece è stata effettuata nel 2021 e nel 2022. Si è giunti, pertanto, a dei modelli multivariabili, i quali sono stati aggiustati per storia del fumo (i partecipanti erano fumatori o lo erano stati; che tipo di fumatori erano; per quanti anni o da quanti anni), per caratteristiche di salute (esposizione al fumo passivo, obesità e asma) e per dati demografici di base (istruzione, etnia, sesso ed età).

Chi ha condotto la ricerca

Il titolo dello studio in questione è “Cigarettes, ENDS use, and Chronic Obstructive Pulmonary Disease Incidence: a Prospective Longitudinal Story”. A realizzare questa indagine è stato un team di ricercatori di vari dipartimenti della Georgetown University di Washington, della University of Michigan e del BC Cancer Research Institute di Vancouver, sotto la supervisione di Steven F. Cook, professore della University of Michigan per la facoltà di epidemiologia. Ecco, quindi, che la sigaretta elettronica non deve essere associata alla broncopneumopatia cronica ostruttiva, alla luce delle ricerche che sono state condotte fino a questo momento e dei dati raccolti. Una notizia positiva per tutti gli svapatori, ma anche per coloro che non hanno ancora iniziato a usare le e-cig ma vorrebbero farlo con l’intento di abbandonare le sigarette tradizionali per dire addio a un vizio pericoloso come quello del fumo: questo sì, associato alla BPCO e decisamente dannoso per la salute umana.