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Malattia del cervo zombie, pericoli per l’uomo?

La malattia del cervo zombie è pericolosa per l’uomo? Ancora non lo sappiamo. Non si hanno notizie di un salto di specie. Ma questo non significa che non si debba fare attenzione.

Cosa accade con la malattia del cervo zombie

Il nome ufficiale della malattia del cervo zombie è malattia del deperimento cronico del cervo.  Non è una patologia di recente scoperta, ma finora era stato possibile tenere i pochi casi presenti sotto controllo. Negli Stati Uniti ora è già scattato l’allarme per via dei contagi rilevati nelle ultime settimane.

La malattia del cervo zombie è particolarmente difficile da diagnosticare in modo precoce. E questo dipende dal fatto che agisce per gradi. Diventa quindi difficile associare i sintomi alla malattia, soprattutto perché questa inizia semplicemente con piccoli problemi di deambulazione.

Man mano gli animali perdono peso, si isolano dal branco e iniziano a perdere lucidità. Viene fatto il raffronto con i non morti dei film horror proprio perché il loro aspetto, nel camminare senza una meta e sbavando, lo ricorda.

Gli animali arrivati a questo punto tendono anche a perdere la capacità di nutrirsi e non possono essere curati. L’allarme è salito In America proprio per via della crescita dei contagi. Il cervo è una carne consumata naturalmente nella dieta di moltissime popolazioni e non si conosce quale possa essere il rischio del consumo di carne infetta.

Simile al morbo della mucca pazza

Partendo dal presupposto che la malattia del cervo zombie viene considerata una forma di encefalopatia spongiforme, il raffronto con il morbo della mucca pazza e delle sue conseguenze è obbligatorio. Per decenni il tasso di contagio è stato molto basso: solo nelle ultime settimane però a Yellowstone sono stati registrati 800 casi.

Al momento gli scienziati non sanno quale sia la trasmissibilità all’uomo. Sebbene sia stato valutato che solo nel 2017 siano stati consumati tra i 7015 mila animali infetti. Nel caso in cui la patologia dovesse comportarsi come il morbo della mucca pazza, potrebbero essere visibili gli effetti del consumo solo tra diversi anni.

Perché si fa questo raffronto? Perché entrambe le patologie sono causate da prioni, ovvero da proteine capaci di trasmettere tra loro anomalia a proteine sane. Non trattandosi di un virus non è possibile trarre specifiche informazioni genetiche.

Al momento ovviamente la possibilità di un salto della specie o di contagi importanti nei confronti degli uomini è da considerare una eventualità remota. Ciò non significa che non bisogna fare attenzione. Sia per proteggere la fauna selvatica sia per proteggere la nostra salute.