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Pressione alta correlata a tumori benigni delle ghiandole surrenali?

La pressione alta potrebbe essere correlata , secondo una nuova ricerca, alla presenza di minuscoli tumori benigni sviluppatisi nelle ghiandole surrenali. Ovviamente questo non riguarda tutti i casi di ipertensione, ma potrebbe spiegarne la manifestazione in mancanza di altri fattori di rischio.

Pensate a come potrebbe cambiare la vita di coloro che soffrono di pressione alta e sono costretti, pur seguendo uno stile di vita corretto e attivo, a sottostare a terapia farmacologiche per una patologia che se la presenza di questi piccoli tumori venisse confermata e gli stessi rimossi, potrebbe sparire facilmente. L’ipertensione è una malattia molto diffusa, un disturbo precursore in alcuni casi di manifestazioni più gravi come ictus ed infarto. Secondo i ricercatori dell’Università di Cambridge, i quali hanno condotto uno studio pubblicato recentemente sulla rivista di settore Nature Genetics, almeno il 10% delle persone colpite da questa patologia in realtà non soffrirebbe di un problema cardiovascolare, bensì ormonale causato da questi piccoli tumori benigni.

Gli scienziati, basandosi su diversi studi pregressi e la loro esperienza clinica sono convinti che basterebbe rimuovere queste minuscole formazioni per riportare la pressione arteriosa dei pazienti ad un livello di normalità. E non è una novità che le ghiandole surrenali siano tra l’altro coinvolte nella regolazione della pressione sanguigna. In questo caso l’alterazione della pressione dipenderebbe dall’aumento della produzione di aldosterone, in grado di modificare il controllo del sodio nell’organismo da parte dei reni, causando automaticamente un aumento della pressione arteriosa.

Intervenendo su questo meccanismo con la rimozione dei tumori, si potrebbe evitare di costringere il paziente ad assumere per il resto della sua vita farmaci non privi di effetti collaterali. Questa scoperta dovrebbe portare gli specialisti a verificare, al momento della diagnosi di ipertensione, che non vi sia la presenza di queste formazioni, in modo tale da scegliere davvero l’approccio più efficace alla patologia evitando l’assunzione di medicinali inutili.

Fonte | Nature Genetics

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