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Chiudono gli ospedali psichiatrici giudiziari, siamo pronti?

Domani, 31 marzo 2015, si concluderà definitivamente per legge l’esistenza degli ospedali psichiatrici giudiziari. La sanità italiana ed il sistema carcerario del nostro paese sono pronti per questo? La risposta è davvero controversa.

A livello psichiatrico infatti i malati, che verranno divisi in base alle loro condizioni tra le semplici galere e le Rems, le nuove strutture messe a punto per accoglierli, rischiano di non essere sufficientemente seguiti, rendendo vano ogni possibile progresso sostenuto. D’altro canto è evidente che le strutture come le conosciamo ora in alcuni casi non sono registrabili come sufficientemente pronte ed adatte ad un percorso di recupero. Si è tentato a lungo di combattere la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e lo si è fatto affinchè le persone in esse rinchiuse potessero contare il più possibile su una terapia adatta a loro.

Tutto ciò verrà a mancare. Alcuni pazienti sono stati dichiarati dimissibili nelle varie strutture e viene spontaneo chiedersi se davvero tutto ciò sia sicuro sia per loro che per le persone con le quali verranno in contatto. Altri troveranno posto, come già anticipato, nelle Rems. Va sottolineato che queste strutture sono di accoglienza relativamente breve: rappresentano una sorta di passo terapeutico intermedio prima del rilascio collegato strettamente con il territorio di quale fanno parte e con la sua organizzazione sanitaria. Saranno sufficienti ad assicurare un approccio valido di gestione di questi malati di mente che si sono macchiati di reati?

Tutta una serie di domande alle quali è difficile trovare una risposta, perchè ci si rende conto che né le carceri con quelli meno pericolosi, né i normali reparti psichiatrici delle strutture territoriali sono effettivamente preparati per affrontare la gestione di un assassino malato di mente. Un esempio? Senza dubbio il personale sarà in grado di gestire una persona affetta da schizofrenia. Ma quanto effettivamente sarà capace di fare lo stesso in un normale ospedale con altri pazienti che ovviamente proveranno paura al solo pensiero? Probabilmente lo scopriremo presto.

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