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Vendere reni per abbattere lista d’attesa trapianti?

Vendere reni per abbattere le liste di attesa dei trapianti? E’ questa la proposta shock del premio Nobel in economia Gary Becker che forse, concedetecelo, è talmente preso nei suoi calcoli da non aver tenuto da conto che il corpo umano non deve essere portato mai ad essere considerato merce di scambio. In nessun caso.

E’ un dato di fatto che le liste di attesa per essere sottoposte a trapianti d’organo siano molto lunghe, ma l’inutilità di una proposta shock come questa quasi si commenta da sola. Soprattutto pensando dal pulpito dal quale proviene. Non che se l’avesse tirata fuori uno scienziato l’avremmo presa meglio. Ma il fatto che tale proposta venga da un economista che dovrebbe sapere come una simile “cosa” si tramuterebbe in un mercato dei disperati da ogni parte… è particolarmente fastidioso. Ecco cosa ha spiegato in un articolo pubblicato sul Wall Street Journal:

L’unico modo per aumentare la disponibilità di reni per i trapianti è permettere alle persone interessate di vendere un proprio rene, in un vero e proprio mercato, con prezzi fissati dall’autorità pubblica. Nessuno dei metodi in uso oggi è in grado di eliminare la carenza di reni mentre invece pagare i donatori per i loro organi ci riuscirebbe. La presunta immoralità di un mercato degli organi andrebbe confrontata con la possibilità di evitare la morte dei pazienti in lista d’attesa.

Il rene è stato preso come esempio perché essenzialmente ogni persona sana può vivere anche solo con uno di essi funzionante. Secondo Becker però, tale assunto potrebbe essere applicabile anche nei confronti di altri organi che presuppongano la morte del donatore. E’ vero, le liste sono molto lunghe, ed è altrettanto palese che spesso molti pazienti muoiono prima di raggiungere la possibilità di essere curati e sostanzialmente guarire. Il prezzo medio di un organo, stabilito dall’economista, si aggirerebbe intorno ai 15mila dollari.

Onestamente non possiamo fare a meno di pensare quanto ribrezzo ci causi il solo pensiero. Tentando anche di metterci al posto di coloro in attesa di trapianto e dei loro famigliari.

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