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Cosa comporta assistere un malato grave in casa?

 Quasi sempre quando si parla di tumore o di una patologia che porta una persona a divenire un malato terminale, come giusto che sia, ci si concentra su di lui: sulle sue problematiche e le sue esigenze. Non di rado si dimentica però di ampliare lo sguardo a coloro che si prendono cura del malato: famigliari, amici, quasi sempre donne, che mettono in stand by la propria vita lottando con patologie spesso molto più grandi di loro.

Una malattia grave colpisce, sebbene direttamente una persona sola, indirettamente le vite di tutti coloro che gli sono attorno. Nelle azioni quotidiane, nei bisogni, mettendo a dura prova la salute psicologica e fisica delle stesse.  Sono questi i dati dell’ultima indagine condotta dal Censis sui malati oncologici e le persone che li assistono.

E come anticipato, sono le donne in particolare a sostenere la maggior parte di queste “attività di supporto”: a partire dall’assistenza in casa, fino alle visite in ospedale. Una quotidianità che logora in maniera lenta e costante fino a portare le persone coinvolte a sviluppare problemi di salute correlati e ripercussioni sul lavoro.

I dati della ricerca parlano chiaro: le donne sono coinvolte in tal senso nel 56% dei casi a prescindere dalla relazione di parentela con la persona malata, divenendo il punto principale di riferimento di quest’ultima. Più della metà di coloro che assistono sono coniugi o conviventi, per un terzo hanno più di 60 anni di età ed almeno uno su quattro si attesta tra i 40 ed i 59 anni.

Come spiega Francesco De Lorenzo, presidente di Favo, Federazione italiana delle Associazioni del Volontariato Oncologico:

Più della metà di queste persone ha un lavoro al momento della diagnosi di cancro del loro parente, ma finiscono in prima linea nell’assistenza, giorno e notte, con un’impennata delle assenze lavorative e uno stress enorme che mette a dura prova la loro condizione fisica e psicologica.

Del campione intervistato nella ricerca del Censis, il 29% degli intervistati ha dichiarato infatti di avere riscontrato conseguenze negative sulla propria salute, a tal punto da portare oltre il 59% di loro ad  assumere farmaci, a  rivolgersi a specialisti ed a subire dei ricoveri. Senza contare una diminuzione sostanziale del reddito ed un aumento dello stress.

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Favo