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La denuncia agli immigrati diventa legge, ma la Puglia si ribella

Ieri è stato approvato in Senato il disegno di legge che impone ai medici di tutta Italia di denunciare un immigrato irregolare ai carabinieri. E naturalmente non sono mancate le polemiche. Immediatamente sono insorti centinaia di medici, guidati prima di tutto dal loro Ordine professionale, in quanto ritengono questo provvedimento pericolosissimo per la salute pubblica, sia dei cittadini extracomunitari che degli italiani stessi.

Ma cosa prevede questo ddl? E’ molto semplice. Un extracomunitario che fino ad oggi poteva recarsi in un ospedale per farsi curare, grazie al silenzio a cui erano tenuti i medici dal giuramento di Ippocrate, non rischiava nulla ma, dopo la cura, poteva ritornare a vivere nell’anonimato. Con la nuova legge ciò non sarà più possibile. Un medico sarà tenuto a registrare questo straniero ammalato, e denunciarlo alle autorità competenti. Il risultato potrebbe essere disastroso.

Secondo il presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, Antonio Tomassini, questa registrazione servirà come maggior tutela per l’immigrato in quanto, essendo registrato, un medico di volta in volta aggiornerà la sua cartella clinica per potergli assegnare la cura più corretta. Purtroppo abbiamo il sospetto che non sia così. La Lega infatti ha già dichiarato che, grazie a questa legge, sarà molto più semplice arrivare ad un immigrato, ed una volta acciuffato, rispedirlo nel suo Paese. Le conseguenze sono molteplici. La più immediata è che un extracomunitario non si farà più curare, rischiando la vita.

Ma non solo. Infatti c’è il rischio che si instauri una sorta di circolo vizioso, in cui questi stranieri, per farsi curare, si rivolgeranno a medici illegali, non autorizzati, con il rischio di alimentare una forma di “clandestinità medica“, molto pericolosa prima di tutto proprio per la salute degli stessi immigrati. Ma non finisce qui. Filippo Anelli, vice presidente dell’Ordine dei Medici, denuncia di avere in cura numerosi ammalati di tubercolosi. Se queste persone non si rivolgessero più all’ospedale per paura di essere denunciate, ci sarebbe il rischio che, non venendo curata, la malattia possa diffondersi alla popolazione intera, compresa quella italiana. E che dire di altre malattie pericolose come l’AIDS, o tante altre epidemie?

Per questo motivo la Regione Puglia è stata la prima ad opporsi a questa legge, controlegiferando che non solo i medici sono tenuti al segreto in caso di cura per un clandestino, ma sarà a loro disposizione anche un medico di famiglia, perché, dice Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia:

Il diritto alla salute non può avere certo un passaporto.