Home » MEDICINA ESTETICA » Chirurgia Estetica » Iniezioni di silicone per uso industriale, succede in America

Iniezioni di silicone per uso industriale, succede in America

Una donna americana sognava di avere un lato B perfetto e si fatta fare iniezioni di silicone da un ciarlatano che si era spacciato da esperto. La reazione allergica è stata tanto violenta che i dottori sono stati costretti ad amputare braccia e gambe. Per spendere di meno si è affidata al mercato nero e oggi è viva per miracolo. Conosciamo la storia di Apryl Michelle Brown.

La donna voleva vedersi semplicemente più bella e aveva pensato di farsi ringiovanire e rialzare i glutei con l’aiuto della medicina estetica. Purtroppo, però, ha fatto l’errore di affidarsi al mercato nero per spendere di meno. La signora, 46 anni, madre di 2 figli, è finita nelle mani di un ciarlatano che ha utilizzato al posto del silicone per uso medicale della plastica per uso industriale. Risultato? 4 anni di ricoveri in ospedale e un’infezione che ha danneggiato la circolazione sanguigna di mani e piedi rendendo necessaria l’amputazione.

Come ha spiegato Enrico Robotti, presidente di Sicpre (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica):

Negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni hanno preso piede i cosiddetti plumping party. Occasioni dove personaggi che si spacciano da esperti promettono alle donne miracoli con infiltrazione di silicone ai glutei. Parte anatomica che sta molto a cuore alle signore afro americane. Non ho mai sentito nulla di simile in Italia ed escludo che esistano fenomeni del genere.

Nel nostro Paese, infatti, gli unici casi di donne morte in seguito ad un intervento di chirurgia plastica sono prima di tutto molto rari e comunque non riguardano ciarlatani, ma medici che hanno operato in centri non idonei a garantire la massima sicurezza in caso di emergenza. Come sottolinea Robotti, la tecnica più sicura per rimodellare i glutei è il lipofilling, che utilizza il grasso del paziente e oggi molto diffusa per l’aumento del seno.

Via & Photo Credit| Frugivore.com