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Cirrosi epatica, Ocaliva come cura

A breve si potrà contare sull’Ocaliva come trattamento per la cirrosi epatica. La Food and Drug Administration ha infatti dato il via libera a questo nuovo farmaco, prodotto appositamente per curare una specifica categoria di questa patologia, caratterizzata da un andamento molto lento ma poco comune rispetto alla forma più conosciuta della stessa.

Si parla dello specifico di cirrosi biliare primitiva e l’acido obeticolico verrà introdotto per la prima volta negli Stati Uniti proprio con questo farmaco. Si tratta di un farmaco approvato con “riserva”: sebbene abbia passato tutti i test di sicurezza ed efficacia la Food and Drug Administration vuole che ulteriori test continuino ad avere luogo anche dopo la messa in commercio. L’Ocaliva serve per ridurre la necessità del paziente di essere sottoposto a trapianto di fegato e per ridurre il tasso di mortalità.

La cirrosi biliare primitiva è una malattia cronica autoimmune dei piccoli dotti biliari. I linfociti, che dovrebbero difendere l’organismo dalle infezioni, aggrediscono invece i suddetti dotti, causandone l’infiammazione e cicatrizzazione. Nei casi più gravi, per l’appunto, l’infiammazione dei dotti raggiunge il fegato causando danni permanenti. Si tratta di una patologia che colpisce con maggiore incidenza le donne di età compresa tra i 30 ed i 60 anni e sebbene le cause scatenanti della stessa non siano ancora chiare si sospetta che vi sia un difetto genetico alla base.

L’Ocaliva è stato approvato principalmente per dare un’alternativa di cura a tutti quei pazienti che non rispondono più bene alla somministrazione di Ursodiol o che non hanno mai avuto una risposta positiva a questo farmaco di elezione. Tra le indicazioni della FDA vi è anche quella di un uso combinato tra i due medicinali al fine di studiarne adeguatamente anche le interazioni. E’ per questo motivo che il farmaco, nonostante l’approvazione ottenuta velocemente, continuerà ad essere monitorato dall’istituzione statunitense.

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