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Come liberarsi dai pidocchi

Autunno, tempo di scuola e… di pidocchi. Per quan­to l’igiene e la medicina abbiano debellato gran parte dei parassiti che tormentavano l’uo­mo nelle epoche passate, sembra che il pidocchio del capo non abbia alcuna intenzione di farsi da parte. Osserva Moreno Dutto, ento­mologo collaboratore dell’Azien­da Ospedaliera S. Croce e Carie di Cuneo

«Non conosciamo esat­tamente l’entità del problema, perché spesso si ricorre al fai da ­té. Studi condotti in pas­sato ci dicono che dal 1971 al 1991 l’incidenza della pediculosi del capo è aumentata di sette volte, colpendo soprattutto i bambini, dalla scuola dell’infanzia fino ai 10-11 anni»

A che cosa è dovuta questa notevole diffusione? Nel dopoguerra il problema era molto sentito, soprattutto a causa della diffusione del pidoc­chio del corpo che può trasmet­tere il tifo, e per sconfiggerlo si usava il DDT. Negli anni ’60-70 sembrò che tutto fosse in atte­nuazione. In realtà, debellati i pi­docchi del corpo, quelli del capo sono rimasti e oggi hanno una presenza sempre maggiore: ci sono scuole in cui il problema persiste per più mesi all’anno. Il fatto è che non tutti fanno trat­tamenti efficaci: quello migliore è a base di permetrina, una sostan­za di sintesi ispirata dalle piretrine naturali, che ha una tossicità  molto bassa per l’uomo e può es­sere usata con sicurezza: nel giro di pochi minuti uccide sia i pidoc­chi adulti sia le uova, cioè le len­dini che si attaccano al fusto del capello.

Ovviamente oggi ci sono molte altre molecole, ma il mec­canismo è lo stesso. Come si applicano? E’ sempre meglio optare per lozio­ni o creme, evitando gli sham­poo: fanno molta schiuma, ma il principio attivo viene diluito e non tutti i pidocchi sono raggiun­ti in modo efficace. Sono sconsi­gliabili anche le polveri, difficili da mantenere sul capo, e poi sono più pericolose perché possono fi­nire negli occhi o essere inalate. Non bisogna assolutamente fare sciacqui o lavaggi con petrolio, benzina o insetticidi per l’ambien­te.

 Purtroppo ancor oggi si sente dire che il rimedio migliore è un bel lavaggio con il petrolio. Que­ste sostanze vengono assorbite dalla pelle e possono provocare intossicazioni gravi. Alcuni usano l’insetticida per la casa, ma anche quando la sostanza contenuta è simile a quella del farmaco, i do­saggi sono diversi e possono es­sere pericolosi. Tutt’al più si pos­sono fare spugnature con aceto di cucina per fa­cilitare l’asportazio­ne delle lendini, ma l’aceto non sostituisce l’in­setticida.

Molti sono diffidenti nei con­fronti dei prodotti chimici di sintesi e preferiscono rivolger­si ai prodotti di origine vege­tale. Sì, oggi vanno di moda i prodotti di erboristeria. Alcuni, pochi, hanno un’azione insetticida, come quelli a base di olio di Neem. Gli altri, in genere oli es­senziali, non sono efficaci. Piuttosto, a dare buoni risultati è la soluzione di dimeticone, un sili­cone che, messo sul capo, avvol­ge in una pellicola il pidocchio e le uova, impedendogli di respira­re. Sembra banale, ma sarà il fu­turo della lotta a questi parassiti.

 Con gli insetticidi prima o poi sal­terà fuori qualche pidocchio resi­stente, ma con questa sostanza non può avvenire. Oltretutto non ha tossicità, tutt’al più, in qualche persona sensibile, potrà sviluppare una leggera irri­tazione. Lo svantaggio è che va lasciato agire per otto ore, ma in fondo è il tempo di una notte. Non è possibile evitare che i bambini prendano i pidocchi? La prevenzione è quasi impossibi­le: bisognerebbe isolare il bambi­no. Ed è sbagliato pensare che il pidocchio sia legato a situazioni di povertà e sporcizia: tenere lon­tano i bambini da determinati soggetti che possono esserci nella classe è la cosa più scorretta da fare.

Tanto più che il pidocchio sta più volentieri su un capello pulito che su uno sporco. Inutili sono anche i trattamenti effet­tuati a scopo preventivo: in poche ore l’effetto insetticida è esaurito. Piuttosto, al primo sospetto è meglio recarsi dal medico di fami­glia che diagnostica facilmente la pediculosi: basta un pettinino molto sottile per trovarli, soprat­tutto dietro le orecchie e sulla nuca. Oppure si può osservare il capo con una lampada a ultravio­letti che ne facilita l’individuazio­ne. L’altezza sul fusto del capello delle lendini è importante: se sono tutte al di sopra dei 7-8 mil­limetri, il più delle volte, si tratta di una parassitosi che ormai è passata e addirittura è meglio non eseguire il trattamento.

Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Ottobre_2009/08_Natura.pdf