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Geloni, acrocianosi, orticaria da freddo: come salvare la nostra pelle

La cute costituisce una sorta di “interfaccia” tra l’organismo e l’ambiente, concorrendo in tal modo al controllo “attivo” di svariate funzioni, tra cui quella della termoregolazione, finalizzata al mantenimento di una temperatura corporea interna stabile. In pratica, quando fa freddo, nella nostra pelle si verifica una costrizione delle piccole arterie periferiche, cosicché il flusso sanguigno viene dirottato verso il sistema venoso profondo; in tal modo la dispersione di calore all’esterno dell’organismo risulta ridotta e con essa il rischio concreto di un assideramento.

 Questa fondamentale reazione presenta, tuttavia, un risvolto negativo: la pelle, privata bruscamente di parte dell’irrorazione sanguigna, potrebbe infatti risultarne danneggiata. Non è un caso che individui abitualmente esposti a basse temperature ambientali presentino alterazioni della pelle caratteristiche:

  •  secchezza delle dita e del dorso delle mani, con ragadi dei polpastrelli o delle nocche;
  • fenomeni di irritazione da freddo al volto, soprattutto al naso e alle gote, che appaiono arrossati e sui quali possono nel tempo comparire sottili dilatazioni capillari (“couperose“);
  • secchezza e desquamazione delle labbra, sovente fissurate al centro.

Si tratta peraltro di reazioni banali e prevedibili, per le quali è sufficiente sostituire i normali saponi con detergenti delicati, scarsamente schiumogeni od oleosi ed applicare in abbondanza creme emollienti sulla cute ancora umida per ottenere un rapido sollievo. Per le labbra sono disponibili in Farmacia stick e creme appositamente formulate. Quando l’esposizione al freddo si fa particolarmente intensa, alcuni individui predisposti possono tuttavia presentare reazioni cutanee anomale, quali i geloni, l’acrocianosi, la livedo reticolare, etc.

I geloni rappresentano per molti un tormento costante nei mesi invernali. Ne soffrono in particolar modo i bambini e gli adolescenti: sulle dita di mani e piedi e, più raramente, al naso e agli orecchi compaiono tumefazioni violacee, pruriginose e dolenti, che possono durare alcune settimane e, talvolta, ulcerarsi. A poco valgono i tentativi di cura, consistenti per lo più nell’applicazione di creme cortisoniche e nella somministrazione di farmaci quali la nifedipina. La prevenzione, ovverosia l’uso di guanti, calzature adeguate e copri-orecchi rappresenta la vera, unica soluzione efficace al problema.

Per acrocianosi s’intende invece una diffusa colorazione violacea delle estremità e del volto, pressoché asintomatica, che colpisce più frequentemente le donne dalla pubertà in poi; si tratta di soggetti che hanno quasi costantemente le mani ed i piedi freddi e sudati e che provano, a causa di ciò, un profondo disagio psicologico. Non di rado constatiamo una familiarità di questa sindrome. Talvolta, specie agli arti inferiori, il suddetto colorito cianotico non appare uniforme, bensì “marezzato”, a ricordare l’aspetto del marmo: si parla, in tal caso, di livedo reticolare. Anche in questi casi, più che un intervento farmacologico – che si rivela quasi sempre deludente – è preferibile far osservare alcune semplici norme igienico-alimentari, come l’abolizione del fumo di sigaretta e del consumo di caffé, affiancati dall’uso abituale di emulsioni non grasse.

Un fenomeno ben più drammatico dei precedenti è rappresentato dalla sindrome di Raynaud: in seguito all’esposizione delle mani al freddo, il paziente (più spesso una donna) nota la comparsa di un improvviso, intensissimo pallore di una o più dita, che appaiono ceree ed insensibili. Il fenomeno si protrae in genere per alcuni minuti ed è seguito da un successivo arrossamento, talvolta accompagnato da dolore. In tali soggetti è necessario effettuare una serie di accertamenti clinici per escludere che il fenomeno sia espressione di concomitanti malattie sistemiche.

Dermopatia scatenata dalle basse temperature altrettanto bizzarra è l’orticaria da freddo: al viso, alle mani, agli avambracci il vento o l’acqua gelida scatenano, in alcuni soggetti, la comparsa di pomfi pruriginosi che possono temporaneamente arrivare a deformare i lineamenti. Ma basta portare alle labbra un ghiacciolo o una granita per vederle gonfiarsi rapidamente; se il processo interessa anche la lingua, possono manifestarsi serie difficoltà di respirazione e di deglutizione. In tutti questi casi, un’accurata visita dermatologica permetterà di stabilire le precise strategie per affrontare il problema: agli antistaminici si affiancheranno, ancora una volta, i consigli per prevenire le esposizioni delle parti affette alle basse temperature.