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Difetti cardiaci congeniti, arriva un nuovo test per salvare i bambini

Un semplice test dell’ossigeno presente nel sangue, potrebbe salvare la vita ai bambini con difetti cardiaci congeniti. La speranza arriva da uno studio condotto su più di 20 mila neonati, pubblicato su “The Lancet”.

La ricerca è stata coordinata da Andrew Ewer, ricercatore presso l’Ospedale di Birmingham e secondo la British Heart Foundation, il test potrebbe davvero fare la differenza in molti casi non ancora diagnosticati. Si tratta di un test rapido ed economico, richiede, infatti, meno di 5 minuti, ma è già stato in grado di scovare il 75% delle anomalie più gravi. Inoltre, in combinazione con i metodi tradizionali, sono stati rilevati il 92% dei casi. Ecco, perché i ricercatori hanno richiesto che i test dell’ossigeno venga presto adottato in tutti gli ospedali pediatrici del Regno Unito.

I difetti congeniti cardiaci, colpiscono 1 bambino su 120, sebbene in molti casi siano di scarsa gravità e facilmente curabili. Tali difetti, possono riguardare la formazione della parete cardiaca, delle valvole cardiache o dei vasi che entrano ed escono dal cuore, e comportano un’alterazione del flusso del sangue nel cuore e talvolta anche nei polmoni. Fino ad oggi, la diagnosi viene effettuata tramite ecografica durante la gravidanza, elettrocardiogramma, radiografia toracica o auscultando il cuore dopo la nascita (le alterazione del flusso sanguigno provocano dei rumori particolari identificabili con lo stetoscopio). Tuttavia, il livello di affidabilità di tali strumenti è piuttosto basso. Già 6 ospedali di maternità del Regno Unito hanno adoperato dei pulsossimetri per rilevare i livelli di ossigeno nel sangue. Quando i livelli risultavano troppo bassi o eccessivamente diversi tra le mani e i piedi, si passava ad esami più approfonditi.

Come spiega Andrew Ewer, il coordinatore della ricerca:

In questo modo renderemo più efficaci le procedure di controllo già esistenti, e probabilmente riusciremo a identificare prima e meglio i casi critici di difetti cardiaci congeniti nei neonati.

Fonte: The Lancet