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Malattie mentali, è boom fra i bambini

I bambini, sono sempre più colpiti da disturbi mentali. A lanciare l’allarme, a margine di un congresso tenutosi nei giorni scorsi a Orvieto sul rapporto tra stress e salute, è il professor Francesco Bottaccioli, Presidente Onorario della Società scientifica di psiconeuroendocrinoimmunologia (SIPNEI).

Negli ultimi 20 anni, infatti, le malattie mentali sono diventate la principale causa di disabilità nei bambini, prima ancora della paralisi cerebrale e della sindrome di Down. L’esperto, punta il dito contro l’eccesso di diagnosi e di trattamento farmacologico. Oggi, sono più di 500 mila i bambini che assumono antipsicotici, e solo il 10% per il disordine da deficit di attenzione e iperattività. Senza contare che questi farmaci, non soltanto vengono prescritti anche a bambini molto piccoli a partire dai 2 anni di età, ma sono in cima alla lista dei medicinali più venduti. Ogni anno, il nostro Paese spende più di 1 milione di euro per antidepressivi e ansiolitici.

Come spiega il professor Bottaccioli:

Lo stress è oggi una bilancia vitale che fa parte itinerante della vita di tutti noi, il problema nasce quando esso viene sopravvalutato o sottovalutato. La ricerca sullo stress, con l’emergere della psiconeuroendocrinoimmunologia, ha infatti perso i suoi vaghi connotati di psicologia descrittiva diventando oggi un campo di studio interdisciplinare, nel quale confluiscono diverse figure di scienziati e di clinici.

L’esperto sottolinea l’importanza di un’analisi a tutto tondo dello stress, che non si limiti all’esame delle relazioni tra i mediatori (neurotrasmettitori, citochine, ormoni). Occorre inserire anche lo studio delle relazioni psicologiche perché la psiche retroagisce sul cervello e sugli altri sistemi biologici (il sistema immunitario in particolare) alterandoli.

Al riguardo, il professore ha citato anche alcuni studi condotti di recente su un gruppo di studenti impegnati nella preparazione dell’esame finale del biennio pre-clinico di medicina all’Università. Un test particolarmente impegnativo che richiede almeno 3 mesi di studio a “tamburo battente”. Il cervello dei partecipanti è stato monitorato con la risonanza magnetica funzionale prima e dopo l’inizio dell’esperimento e a distanza di 3 mesi.

Dai risultati, è emerso come i comportamenti possano modificare la struttura del cervello, migliorandone le funzioni. Al contrario, uno stress cronico, causa una riduzione di queste stesse aree cerebrali e una iperattivazione di quelle aree coinvolte nelle emozioni (amigdala).