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Migliorare la salute e la sicurezza dei posti di lavoro “verdi”

In occasione della Giornata Mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, promossa dall’ILO (International Labour Organization) per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, si è tornato a parlare dei cosiddetti green jobs. L’economia verde, infatti, ha un ruolo sempre più centrale, tuttavia, alcuni lavori, pur adottando tecnologie atte a proteggere l’ambiente, sono tutt’altro che sicuri per chi li svolge.

I lavori considerati come verdi riguardano diversi ambiti, quali la produzione e l’installazione dei pannelli fotovoltaici, il riciclaggio dei rifiuti, la produzione energetica senza carbonio, o ancora la bonifica dei siti contaminati. Tutti ambiti che espongono il lavoratore ad una serie di rischi, da quelli tradizionali, come ad esempio la caduta, ai rischi legati all’esposizione a materiali nuovi.

Perché un lavoro sia veramente verde deve integrare la salute e la sicurezza in tutti i suoi diversi aspetti, dalla progettazione ai processi di trasformazione, dalla manutenzione al riciclaggio delle risorse, senza tralasciare i sistemi di valutazione e certificazione degli standard di qualità.

L’ILO ha avviato un progetto pluriennale sui posti di lavoro verdi per elaborare le tecnologie di prevenzione da applicare tanto ai processi decisionali, quanto alla formulazione delle politiche nell’ambito della sicurezza e della salute sul lavoro. Inoltre, saranno avviate anche attività di follow  up per analizzare in maniera più approfondita dei settori verdi considerati più ad alto rischio.

E’ importante, infatti, sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema tanto importante della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, sull’entità delle lesioni, degli infortuni e delle malattie che ne possono derivare, al fine di promuovere la creazione di una cultura globale di prevenzione, che purtroppo a tutt’oggi ancora non esiste. Ne sono la dimostrazione pratica i lavoratori esposti all’amianto, materiale altamente tossico a causa del quale si stima che almeno 120 mila persone nel mondo perdano la vita.

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