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In attesa di trapianto, bimba riceve visita del suo cane in ospedale

 E’ strano di questi tempi sentire una bella notizia al telegiornale. Eppure è accaduto ieri sera, quando si è parlato della visita in ospedale di Black, un cane di razza spinone, alla sua padroncina Emma. La bimba ha tre anni e mezzo ed i suoi ultimi 360 giorni li ha vissuti all’interno dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, in una camera di isolamento nel reparto di cardiochirurgia pediatrica.

La piccola Emma da un anno non esce dal nosocomio: per sopravvivere deve soggiornare lì, attaccata ad un cuore artificiale, il Berlin heart, grande all’incirca come un condizionatore d’aria, in attesa di un trapianto di cuore salvavita. E’ affetta da una grave forma di cardiomiopatia dilatativa. Purtroppo però i tempi si sono allungati tantissimo. Pur essendo in cima alla lista dei trapianti a livello europeo, la piccola paziente non ha ancora trovato un donatore compatibile e la sua vita è in pericolo: come ha spiegato infatti il Carlo Pace Napoleone, responsabile del reparto in cui Emma è ricoverata, la permanenza più lunga con questo ausilio cardiaco è stata finora di 420 giorni, un limite a cui la bimba è purtroppo prossima.

Emma si muove lentamente, si affatica presto, gioca nella sua stanza che è diventata una casa per lei. Pur essendo così piccola ha però mantenuto vivo un profondo affetto, quello per il suo cane Black, con cui ha condiviso, dalla nascita fino al ricovero, tante ore liete. Ha così nei giorni scorsi espresso alla sua mamma il desiderio di poterlo rivedere e riabbracciare. La donna ne ha parlato con la caposala e tutto in breve è stato organizzato.

Ieri sera al TG ho visto la piccola manina di Emma dare un biscottino al suo amico a quattro zampe e, ve lo confesso, sono scoppiata a piangere. Nei drammi quotidiani di diritti essenziali legati alla salute negati, basta poco per risolvere una questione, per fare felice qualcuno, soprattutto una bimba. E stavolta è stato possibile, grazie ai responsabili del reparto e dell’ospedale che non si sono fatti bloccare dalla burocrazia, che hanno fatto uno strappo alla regola! In questa struttura, va ricordato, c’è già un progetto di pet terapy in corso “Angeli custodi a quattro zampe” finanziato dalla fondazione Forma con lo scopo di migliorare l’umanizzazione dell’ospedale. Ma Emma voleva il suo Black, e lo ha potuto rivedere. Mi piace questa storia perché è un simbolo di civiltà, ma anche perché pone l’accento, sensibilizza in modo concreto su un aspetto importante: la donazione degli organi. Emma ora ha bisogno di un cuore nuovo.

Foto: Thinkstock