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Cervello, rimane Dna dei figli maschi in quello delle madri

Nel cervello delle donne che danno alla luce i figli maschi rimane del DNA fetale. La straordinaria ed inaspettata scoperta è stata compiuta da un gruppo di ricercatori del  Fred Hutchinson Cancer Research Centre di Seattle, negli Stati Uniti, i quali ne hanno ritrovato delle tracce in diverse donne.  Lo studio condotto a riguardo potrebbe aprire nuovi scenari di ricerca in merito a numerose malattie.

Scientificamente questo fenomeno del passaggio di cellule e materiale genetico dei figli nel corpo della madre è chiamato microchimerismo fetale. Non si conoscono le implicazioni che il DNA maschile fetale possa avere sul cervello, ma studi generali su questo tipo di scambio suggeriscono da tempo che lo stesso influenzi  sia lo sviluppo di malattie come l’Alzheimer, sia la possibilità o meno di sviluppare il cancro.  Nel caso specifico, secondo gli scienziati americani questo DNA fetale rilasciato potrebbe rappresentare una sorta di protezione per le donne nei confronti del morbo di Alzheimer,  funzionare da protezione in patologie come il cancro al seno e fattore di rischio per ciò che concerne il cancro al colon. Si pensa che queste particelle di DNA stimolino il sistema immunitario della donna nella ricerca degli antigeni.

Analizzando il cervello di 59 donne porte tra i 32 ed i 102 anni, i ricercatori hanno rilevato che nell’encefalo di quelle malate vi era un livello nullo o tracce minori di DNA fetali.  Questa sorta di scambio univoco permane oltre la nascita a lungo: la donna anziana più sulla quale ne sono state rivelate tracce aveva circa 94 anni.  Una correlazione diretta non è provabile adeguatamente dato il basso numero di persone “analizzate”, ma certamente i risultati, pubblicati sulla rivista di settore Plos One, aprono a scenari davvero curiosi da approfondire.

Fino ad ora non si pensava che le cellule fetali potessero raggiungere anche il cervello. Questa ricerca ha dimostrato che non solo vi arrivano, ma hanno la capacità di conservarsi a lungo all’interno dell’organo in questione, presumibilmente funzionando da protezione nelle donne.

Fonte | Plos One

Photo Credit | Thinkstock