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Circoncisione di massa contro l’Aids, un’ipotesi al vaglio negli States

L’Aids, se ne parla sempre meno, ma continua a dilagare come epidemia più invasiva del vecchio e del nuovo millennio. Una piaga endemica che colpisce non solo i Paesi in via di sviluppo e del Sud del mondo, ma anche le società del benessere occidentali. Con la sostanziale differenza che le prime, al contrario delle seconde, hanno poche risorse per accedere ai farmaci per curarsi e alle misure preventive per evitare il dilagare del virus.

Gli Stati Uniti sono a tutt’oggi tra i Paesi più colpiti. Esperti e scienziati indagano ipotetiche soluzioni al diffondersi della malattia, più che cure efficaci infatti, appare necessario, come per tutte le patologie a trasmissione sessuale, fermare il contagio, abbassare il numero di nuovi casi ogni anno. Tra le tante opzioni al vaglio delle autorità sanitarie statunitensi c’è anche quella di una circoncisione di massa, da rendere obbligatoria per i neonati. E’ l’opinione espressa, non ancora in via ufficiale, dal Cdc, il Centro per i controlli e la prevenzione delle malattie.

Come spiega Peter Kilmarx, che al Cdc cura la divisione Aids, la pratica religiosa che unisce ebrei e musulmani potrebbe rappresentare una valida soluzione al problema Aids, a dispetto dei rischi:

C’è un beneficio per i bambini e i benefici sorpassano i rischi: abbiamo un’epidemia da combattere.

Il parere positivo degli esperti su questa pratica come deterrente dello sviluppo dell’Hiv proviene dall’analisi dei dati raccolti nell’Africa musulmana, dove i circoncisi vedono ridursi il rischio di contrarre la malattia della metà.

Tuttavia, un precedente documento sempre diffuso dal Cdc circa un anno fa avvertiva che

gli studi hanno dimostrato l’efficacia della circoncisione soltanto nei rapporti eterosessuali, che sono il modo di trasmissione dell’Hiv predominante in Africa, mentre la trasmissione più diffusa negli Usa è quella omosessuale.

Intanto si torna a parlare di preservativo si/preservativo no. Lo fa Edward Green, direttore dell’Aids Prevention Research Project della Harvard School of Public Health, in riferimento alle polemiche scatenate qualche tempo fa dalle dichiarazioni del papa nel corso della sua visita in Africa:

Quando Benedetto XVI ha affermato che l’Africa deve adottare diversi comportamenti sessuali perché affidandosi solo ai preservativi non uscirà mai dall’incubo dell’Aids, la stampa internazionale ha gridato allo scandalo. In realtà ha detto il vero: il condom può funzionare per singoli individui, certo non risolverà mai la situazione immane di un continente flagellato. Proporre come prevenzione l’uso regolare del preservativo in Africa ottiene addirittura l’effetto contrario. Si chiama “rischio di compensazione”:  ti senti protetto e perciò ti lanci in comportamenti molto più a rischio… Un po’ come mettersi il filtro solare e per questo esporsi al sole a picco.

Una posizione, la sua, a dir poco contestabile, ma che lascia intendere come ancora oggi siamo ben lontani dal raggiungere posizioni comuni e condivise dalle autorità scientifiche su come affrontare il flagello Aids.

[Fonte: Ansa]