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Infarto, i segnali per predirlo in anticipo

Può capitare a volte di sentire un dolore al petto. Leggero o grave che sia, non va sottovalutato, specie se si fuma, si ha diabete, colesterolo alto, si ha avuto in passato qualche malattia cardiovascolare o se non si è più dei ragazzini. In ogni caso, mai prendere questo problema alla leggera, perché potrebbe nascondere dietro un infarto.

Questo può apparire, secondo le statistiche, in 4 persone su 10, e dunque avendo un’altissima incidenza, è sempre bene ricorrere ad un medico per un controllo. Il problema è che spesso anche i medici stessi incorrono in errore, e per questo motivo i ricercatori dell’Università di Marburgo hanno elaborato 5 segnali che possono farci capire se c’è davvero il rischio di incorrere in un infarto.

La ricerca è stata effettuata su un campione di 1.200 persone che si erano presentate dal medico di famiglia con un dolore al petto. Per ognuna di esse valeva lo stesso principio: se presentavano almeno 3 dei 5 segnali individuati dai ricercatori, la probabilità che dietro il dolore ci fosse un infarto saliva al 90%. Ma andiamo a vedere quali sono questi 5 segnali.

1) Localizzazione del dolore. Il fastidio comincia a manifestarsi dietro lo sterno e va dalla parte sinistra del torace alla bocca dello stomaco. Dopodiché si estende alle braccia, spalle, schiena, collo e mandibola.

2) Sorgono problemi collaterali. Questi possono essere nausea, sudorazione e difficoltà di respirazione.

3) Indicazioni del paziente. Quando il medico chiede “dove sente il dolore?”, se il paziente indica il punto con un dito, quasi sempre non c’è da preoccuparsi, ma se indica con la mano aperta, cioè come se il problema non riguarda un solo punto ma è diffuso, allora ci può essere qualcosa di serio.

4) Sintomi dell’angina pectoris. Come le coronopatie, le placche bloccano le arterie non permettendo un afflusso di sangue e ossigeno sufficienti. In questo modo aumenta il dolore nella zona, in special modo sotto sforzo.

5) Il dolore non passa entro 10 minuti.

In conclusione, come spiega Giuseppe Di Pasquale, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia, in caso di dolore al petto prolungato,

chiamate il 118: meglio un falso allarme che non intervenire in caso di infarto.

[Fonte: Corriere della Sera]