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Iperidrosi, cause, rimedi e cura con la chirurgia

 Iperidrosi ovvero sudorazione eccessiva: una malattia che potrebbe essere curata, ma che è raramente diagnosticata. Se ne parla poco, perché c’è imbarazzo intorno all’argomento sudore. Per il cattivo odore, che può essere controllato con rimedi efficaci, ma anche per l’aspetto meramente estetico che l’iperidrosi rappresenta: mani umide che si ha difficoltà a porgere, camicie bagnate sotto le ascelle, piedi sudati anche con l’infradito! Tutte condizioni che rendono complicata la vita relazionale, più di quanto non si immagini. Lo sa l’1% della popolazione che ne soffre.

Le cause dell’iperidrosi (sudorazione eccessiva)

L’iperidrosi è causata da un’attività eccessiva del sistema nervoso simpatico, da cui dipende la sudorazione basale, necessaria per mantenere in equilibrio e costante la temperatura corporea. Questo disturbo si distingue in iperidrosi idiopatica (o essenziale) ed iperidrosi secondaria (dovuta ad altre malattie in primis l’obesità).

L’iperidrosi idiopatica

Questa condizione colpisce essenzialmente alcune parti del corpo come le mani, i piedi, le ascelle. Si evidenzia già nei bambini ed in epoca adolescenziale. Nella maggior parte dei casi gli individui adulti sono ansiosi, e piuttosto chiusi, riservati, emotivi, essendo cresciuti con una problematica relazionale importante (parliamo ovviamente di casi gravi). L’errore più grande è quello della famiglia che tende a sminuire il problema per non affrontarlo. L’effetto è l’insicurezza, un disagio sociale, che in realtà potrebbe essere curato e prevenuto.

Rimedi e cure per l’iperidrosi (sudorazione eccessiva)

Le cure infatti esistono e sono ben note ed efficaci. L’utilizzo di antitraspiranti è la terapia di prima scelta che può essere sostituita in caso di non totale funzionalità dalla ionoforesi, oppure dalla tossina botulinica. Purtroppo però si tratta di terapie non definitive ed anche abbastanza costose, non per tutte le tasche. La prima (la ionoforesi) consiste nell’utilizzo di una lieve corrente elettrica (tramite apparecchi elettromedicali, da applicare alle aree del corpo interessate): in tal modo si regola la secrezione del sudore senza intervenire sulle ghiandole sudoripare. Va applicata però più volte la settimana. La tossina botulinica invece inibisce il sistema nervoso al livello delle ghiandole stesse, bloccandone la produzione del sudore. Ha una durata di 5-8 mesi

Iperidrosi, la chirurgia cura definitiva

L’unica cura definitiva per questa la sudorazione eccessiva è la chirurgia che mira a interrompere l’azione dei nervi e dei gangli nel trasmettere segnali di stimolo alle ghiandole sudoripare. Spiega il professor Pierluigi Granone, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia toracica del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma:

“questo intervento si può eseguire in due modi: la simpatectomia classica nella quale il nervo e/o i gangli vengono divisi con l’elettrobisturi o il laser, e la neurocompressione (“clamping”), in cui la capacità del nervo di trasmettere segnali viene bloccata da una o più graffette (“clip”) di titanio. Quest’ultima tecnica (denominata simpaticofrassi), nonostante sia un pochino più complessa dell’altra, ha il vantaggio della reversibilità nelle prime settimane postoperatorie, nel caso in cui si sviluppino effetti collaterali, come l’elevata sudorazione compensatoria nella parte inferiore del corpo. Abbiamo operato già 40 pazienti con questa metodica negli ultimi due anni. Nelle forme gravi di iperidrosi palmare o facciale, resistenti a qualsiasi altro trattamento non-chirurgico, la chirurgia del sistema neurovegetativo simpatico si è imposta come alternativa terapeutica di grande efficacia. Sono interventi poco invasivi: l’endoscopia è sicura e porta alla guarigione definitiva in quasi il 100% dei pazienti trattati, lasciando soltanto una piccolissima cicatrice sotto l’ascella”.

I risultati raggiunti con questa metodica “di compressione” sono stati pubblicati dal professor Granone in un articolo sull’European Association for Cardio-Thoracic Surgery.

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Foto: Thinkstock

Fonte: Policlinico A. Gemelli