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Colera ad Haiti: la situazione forse sotto controllo

L’epidemia di colera ad Haiti al momento sembra essere sotto controllo: l’intervento sanitario internazionale ha rallentato il numero delle vittime che in una settimana sono state più di 250. L’ultimo bollettino ufficiale parla di 3115 ricoverati. Ancora un grande dramma colpisce questa popolazione già piegata dal terremoto del 12 gennaio scorso. L’Onu ed il governo haitiano si stanno impegnando duramente per arginare la nuova emergenza sanitaria. A breve saranno allestiti nuovi centri per curare ed isolare i pazienti già infetti.

Ricordiamo che il colera è una malattia  molto contagiosa, causata da un batterio che provoca una diarrea violenta abbinata a vomito. Le sue complicanze possono portare a morte per disidratazione in poche ore. E’ l’acqua infetta (ma anche i cibi) la principale responsabile. Non a caso i focolai principali sono stati riscontrati nelle provincie di Artibonite e Centre, ambedue situate lungo il fiume Artibonite, che appunto sembra essere il principale veicolo della malattia.

“Abbiamo riscontrato una diminuzione nel numero dei decessi e dei ricoverati nelle zone più critiche” hanno spiegato le autorità sanitarie locali, che però aggiungono: “ Dobbiamo prepararci ad una grave epidemia anche se speriamo che questo non accada”.

Alcuni casi sono stati accertati anche nella capitale Port Au Prince. Il governo canadese e gli Stati Uniti si sono offerti con ospedali da campo. Fondamentali, così come gli antibiotici, gli anti-diarroici, i Sali minerali per la reidratazione e soprattutto l’acqua pulita, potabile e non infetta: tutto materiale che scarseggia ad Haiti.

Ancora una volta le forze internazionali e gli aiuti umanitari dovranno scendere in campo per aiutare la popolazione haitiana. Sembra impossibile che ai nostri tempi il colera possa ancora destare paura. Eppure è una malattia che ogni anno nel mondo registra dai 3 ai 5 milioni di contagi e circa 120.000 decessi, nonostante le impegnative campagne vaccinali. Di recente nello Zimbabwe sono morte più di 1.500 persone. Dal 1992 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha creato una Task Force apposita.

[Fonte: Reuers, Oms]