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Ictus, nuove tecniche di riabilitazione

 Quando si viene colpiti da un ictus, tutte le capacità di ripresa sono concentrate non solo sulla terapia farmacologica relativa alla patologia, ma soprattutto sulla riabilitazione, specialmente se si è persa la  funzionalità di un braccio o di una gamba .

Due studi recentemente presentati a Los Angeles durante il convegno a tema International Stroke Conference 2011 dimostrano ora che è possibile ottenere buoni risultati di ripresa anche iniziando la riabilitazione qualche mese dopo la fase acuta dell’ictus o aiutantida specifici robot. La prima ricerca, che prende il nome di  LEAPS trial (Locomotor Experience Applied Post-stroke), è stata condotta da Pamela Duncan dell’American Physical Therapy Association.

Un gruppo di 408 pazienti colpiti da ictus fra il 2006 e il 2009 è stato preso in considerazione insieme alla terapia proposta da 6 differenti centri di riabilitazione degli Stati Uniti. I partecipanti alla sperimentazione hanno partecipato a 36 sedute di riabilitazione di 75-90 minuti per 12-16 settimane unite per un gruppo ad un programma di esercizi da fare in casa iniziati al massimo due mesi dopo l’ictus, mentre l’altro prevedeva  l’impiego di tapis roulant : in questo caso aklcuni hanno iniziato subito la riabilitazione, nell’altro anche a sei mesi di distanza dall’ictus.

Spiega la Duncan:

Pensavamo che il programma di camminata assistita, soprattutto quello intrapreso precocemente, avrebbe dato risultati migliori rispetto agli esercizi da fare a casa. Dopo un anno di riabilitazione, invece, ci siamo accorti che tutti i pazienti avevano ottenuto benefici molto simili in termini di recupero motorio, equilibrio, funzionalità, velocità nel cammino e qualità della vita. I maggiori passi avanti si verificavano nelle prime 12 sedute di terapia, ma il 13 per cento manifestava miglioramenti anche dopo 24 sessioni e il 7 per cento dopo 36.

Per il secondo studio, relativo all’utilizzo dei robot fisioterapisti, Kayoko Takahashi del Dipartimento di Terapia Occupazionale dell’università giapponese di Kitasato a Kanegawa  ha  reclutato 60 pazienti di circa 65 anni che avevano subito un ictus nelle precedenti 4-8 settimane. Alla normale assistenza, nel 50% dei pazienti è stata aggiunta una terapia di tipo “robotico”. I risultati sono stati positivi. Commenta il ricercatore:

Alcuni pazienti dopo un po’ non sperano più di poter ottenere buoni risultati con la riabilitazione perché, con i metodi tradizionali, non vedono alcun progresso nei loro movimenti. Il robot, muovendo l’arto per il paziente, fa vedere che il braccio può estendersi, può arrivare dove il malato non crede sia possibile: questo aiuta a motivarlo e a credere e impegnarsi di più nella riabilitazione.

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Fonte: Corriere della Sera