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Tumore prostata con metastasi ossee, nuova cura

Una nuova cura potrebbe donare speranze ai malati di tumore alla prostata: la questione è stata affrontata in occasione del dodicesimo Congresso Nazionale Aimn che ha visto riuniti a Rimini oltre 500 specialisti da tutta Italia. La nuova cura sarebbe in grado di aumentare del 30% le speranze di sopravvivenza globale negli uomini colpiti dal tumore e apre dunque nuovi scenari positivi per chi si trova costretto a fare i conti con questa malattia.

La nuova cura contro il tumore alla prostata prevede l’impiego di un radiofarmaco capace di colpire e annientare le cellule tumorali grazie ad alcune sostanze radioattive. La nuova molecola si chiama Radio-223 dicloruro (Ra-223) ed è la prima efficace contro il tumore alla prostata con metastasi osse. Immettendo radiazioni alfa, questa nuova cura si differenzierebbe dalle altre per il fatto di non indurre danni evidenti al midollo osseo consentendo dunque anche una migliore qualità di vita nei pazienti colpiti da tumore alla prostata. Ovviamente, le radiazioni andrebbero a colpire solo le cellule malate mentre salvaguarderebbero quelle sane.

METASTASI DA TUMORE ALLA PROSTATA? QUALE CURA? ONCOLOGO RISPONDE

Il tumore alla prostata è in assoluto il più diffuso negli uomini, seguito da quello ai polmoni e all’intestino. Ecco perché questa nuova cura, ampiamente illustrata dal presidente dell’Associazione Italiana di Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare (Aimn), Onelio Geatti in occasione del congresso sopra citato, potrebbe davvero rappresentare una svolta importante. La nuova cura è in procinto di essere riconosciuta anche dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che sta per inserirla in fascia H, ovvero quella a totale carico del sistema sanitario. Significa dunque che i pazienti malati di cancro alla prostata che saranno curati con il nuovo radiofarmaco avranno la possibilità di sottoporsi gratuitamente al trattamento. Maria Luisa De Rimini, presidente del Congresso Aimn, ha sottolineato l’importanza di questa nuova cura:

La medicina nucleare è sicura, i radiofarmaci che utilizziamo di solito vengono somministrati con iniezione in vena. Il Ra-223 espone il paziente a dosi di radioattività estremamente basse e il suo impatto nell’ambiente è quasi pari a zero

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