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Il cibo spazzatura danneggia il cervello

Il cibo spazzatura? Fa male anche al cervello. Una dieta troppo ricca di grassi, si sa, compromette la circolazione sanguigna a causa degli accumuli di colesterolo. Un problema che si riflette sul nostro sistema nervoso, a causa delle conseguenze che un insufficiente afflusso di sangue può causare sull’encefalo. Parliamo di disturbi cognitivi, demenza, e con maggiore probabilità ictus.

Il cibo spazzatura creerebbe quindi un danno indiretto al cervello, passando per una dieta scorretta e non equilibrata. I ricercatori della Brown University, coordinati dalla dottoressa Suzanne de la Monte hanno condotto uno studio a tal riguardo prima su modello animale e poi umano, su come i grassi e gli zuccheri regolassero il controllo dell’insulina da parte del sistema nervoso. L’ipotesi fatta dagli scienziati e pubblicata sulla rivista di settore New Scientist è che l’Alzheimer, ad esempio, non sia altro che un “diabete del cervello”, per utilizzare le loro stesse parole.

Quel che è certo è che un uso prolungato e sconsiderato di cibo spazzatura porta ad un aumento della pressione arteriosa, le cui conseguenze sul lungo termine sono la limitazione e nei casi più gravi l’interruzione del flusso di sangue che arriva al cervello: uno dei fattori alla base del declino cognitivo.

Secondo i ricercatori della Brown University, il nostro cervello si comporterebbe come il nostro organismo quando sviluppa una resistenza all’insulina. Avendo anche lui bisogno dell’insulina per regolare le sostanze chimiche cerebrali che presiedono a funzioni come l’apprendimento e la memoria, in mancanza della giusta “espressione” della stessa, ne risentirebbe portando ad un calo delle connessioni neurali e dell’attività cerebrale.

Sul modello animale, è stato dimostrato che la mancanza di possibilità di utilizzo dell’insulina rende dementi. Allo stesso modo, verificando gli effetti di una dieta ricca di grassi e zuccheri su dei volontari umani, hanno scoperto che dopo un mese di cibo spazzatura, erano aumentati sia i livelli di insulina che le placche di beta-amiloide, proteine conosciute per essere precursori della malattia di Alzheimer in alti livelli.

Fonte | New Scientist

Photo Credit | Thinkstock