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Emicrania e fotofobia, colpa dei neuroni

L’ emicrania è un disturbo davvero molto diffuso in tutta la popolazione, con prevalenza delle donne, ma che coinvolge anche i bambini. Inoltre, esistono diverse tipologie di emicrania, ognuna caratterizzata dalla presenza o dall’ assenza di alcuni sintomi. Tra questi, spesso, può comparire la fotofobia, ovvero un’ eccessiva sensibilità alla luce che si trasforma in un vero terrore ed in una fobia, e che, durante un attacco di mal di testa, spinge arifugiarsi in ambienti dove regna il buio.

Fin’ora, non era ben chiaro il motivo per cui tante persone colpite da emicrania presentassero questa “paura della luce”, ma grazie ad una ultima ricerca pubblicata sulla rivista specializzata Nature Neuroscience, si è invece scoperto che la causare la fotofobia è  un collegamento tra cellule luce-sensibili degli occhi e una famiglia di neuroni responsabile attivamente di scatenare il mal di testa.

Il merito di questa scoperta, utile per gli sviluppi futuri, è di Rami Burstein, Moshe Jakubowski e Rodrigo Noseda del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, ma anche di Vanessa Kainz, Joshua J. Gooley, Clifford B. Saper e Kathleen Digre che hanno collaborato alla ricerca.

Nelle varie tipologie di emicrania, seppur differenti tra loro, la paura della luce è quella che compare in circa l’ 85% dei casi. A far scaturire lo studio per risolvere questo problema vi è l’intuizione di Burstein nata durante uno studio su due diversi gruppi di soggetti non vedenti che soffrono di emicrania. Mentre il primo gruppo aveva subito pesanti danni alla vista e non riusciva a percepire nemmelo la luce, il secondo era in grado di distinguere il giorno dalla notte e quindi le variazioni di luminosità. Proprio gli individui dell’ ultimo gruppo hanno dimostrato di essere fotofobici.

Una scoperta interessante che ha subito fatto capire che a scatenare questa violenta reazione alla luce era implicato principalmente il nervo ottico che, appunto, è danneggiato negli individui ciechi. La seconda serie di studi ha utilizzato dei topi emicranici per identificare il percorso naturale dai fotorecettori melanopsinici al cervello.

Si è scoperto che questo percorso è direttamente collegato alla  famiglia di neuroni che si attiva proprio quando si verifica l’ attacco emicranico.