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HIV, creato anticorpo che ferma il virus?

Gli scienziati della Rockefeller University, negli Stati Uniti, hanno creato un anticorpo in grado di fermare il virus dell’HIV. Si tratta di un ritrovato ancora sperimentale che, applicato sull’uomo, ha però mostrato di essere già in grado di dare risultati positivi.

Questo anticorpo è infatti in grado, secondo la ricerca condotta dagli esperti dell’ateneo americano, in grado di ridurre in maniera decisamente sensibile la quantità di virus presente nel sangue delle persone sieropositive. I risultati di questa prima sperimentazione sull’uomo sono stati pubblicati sulla rivista di settore Nature e aprono la strada, secondo coloro che ci hanno lavorato, a nuove possibilità terapeutiche relative al virus dell’HIV. Un altro passo della lotta all’Aids:  una malattia che uccide ancora milioni di persone. La speranza dei ricercatori è quella di trovare una via nell’immunoterapia che consenta di combattere efficacemente l’infezione o prevenirla del tutto.

Entrando nello specifico della sperimentazione, conosciamo meglio questi anticorpi. Essi sono chiamati “altamente neutralizzanti” e vengono di solito prodotti dal corpo umano di alcuni malati in seguito a diversi anni di sieropositività, quando essenzialmente non sono in grado di combattere l’infezione ormai radicata, nonostante la loro potenza. Perché sono stati scelti e riprodotti in laboratorio quindi? Per sfruttarli contro i contagi più freschi al fine di estrapolarne una terapia. La novità di questo anticorpo specifico, conosciuto come 3Bnc117 sta nell’efficacia, molto più alta rispetto ai suoi predecessori e contro ceppi differenti del virus. Commenta la dott.ssa Marina Caskey, tra gli autori dello studio:

Ciò che c’è di speciale in questi anticorpi è che sono attivi contro oltre l’80% dei ceppi di Hiv e sono estremamente potenti.

Come darle torto se lo stesso si è rivelato efficace nei confronti di 195 ceppi di HIV su 337? La carica virale dei volontari curati con alte dosi è rimasta sotto i livelli iniziali senza dare vita a resistenza dopo due mesi di sperimentazione. Un buon punto, senza dubbio, dal quale partire.

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