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Maturità, quella del cervello arriva a cinquant’anni

 A cinquant’anni si è più maturi, o almeno cerebralmente parlando. Sembra la scoperta dell’acqua calda se non fosse che la maturità conseguita con gli anni oggi si può dire scientificamente provata e sarebbe imputabile ad un ulteriore sviluppo cerebrale. A parlarne è un recente studio che ha esaminato l’organo preposto al ragionamento, alle decisioni ed al coordinamento di tutte le nostre funzioni, l’unità di controllo del centro operativo dell’organismo: il cervello.

La ricerca è stata presentata nell’ambito del British Neuroscience Christmas symposium e a riportarne le scoperte è il quotidiano britannico Daily Telegraph. Il merito va ad un’équipe di ricercatori dello University College di Londra che si è spinta nei meandri della materia cerebrale, scoprendo che, al contrario di quanto la letteratura scientifica aveva ritenuto sino ad oggi, la corteccia prefrontale non arresta affatto la sua evoluzione nei primi anni di vita, bensì prosegue il suo sviluppo, continuando ad evolversi per decenni, fino alla soglia degli anta e ben oltre.

I ricercatori sono riusciti ad avere un incontro ravvicinato con le fasi dello sviluppo cerebrale di quest’area grazie alla risonanza magnetica, stabilendo che la corteccia prefrontale muta di forma sia durante i 30 che durante i 40 anni.

Gli autori parlano dunque di raggiungimento della maturità, a livello cerebrale, intorno ai cinquant’anni, perché questa parte del cervello, tra le altre funzioni, è quella inerente alla vasta sfera dei rapporti sociali e delle decisioni. L’autrice principale dello studio, la ricercatrice Sarah-Jayne Blakemore, ha spiegato sulle pagine del Daily Telegraph, che è questa, in definitiva, l’area che ci rende umani:

Fino a 10 anni fa l’opinione diffusa era che il cervello terminasse il proprio sviluppo nei primi anni di vita. Ora invece grazie alle moderne tecniche di imaging sappiamo che questo non succede. L’area interessata è particolarmente importante, ed è in definitiva quella che ci rende umani.

[Fonte: Agi Salute]