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Papilloma virus: vaccino ancora poco diffuso in Italia

Il papilloma virus in Italia continua ad essere un problema. E non per la mancanza di mezzi di contrasto al virus, quanto per una certa e importante noncuranza che genitori e ragazzi applicano nei confronti del problema e dell’efficacia del vaccino.

Sono circa 3500 i nuovi contagi da HPV ogni anno. Troppi per un sistema sanitario che mette a disposizione della popolazione un vaccino in grado di prevenirlo. Il papilloma virus, non va dimenticato, è un fattore di rischio per patologie importanti come il tumore al collo dell’utero. E il migliaio di morti che ogni anno vengono registrate, sono decessi che potevano essere evitate grazie alla prevenzione.

Un atteggiamento che, numeri alla mano,sembra proprio non riuscire a prendere piede tra i giovani ed i genitori. Questa sottovalutazione delle conseguenze apporta gravi rischi per la salute. E pensare che si tratti di un problema solo femminile è sbagliato: per molto tempo l’infezione può rimanere latente anche sul corpo dell’uomo senza che lo stesso sappia di essere stato infettato. Non si può quindi pensare assolutamente di liquidare il problema senza prendere provvedimenti.

Il primo, per le donne di età compresa tra i 15 ed i 44 anni che hanno intenzione di avere una vita sessuale, e quindi potenzialmente tutte, è quello di sottoporsi alla vaccinazione che prescritta dal medico, è disponibile in ogni farmacia. Il vaccino protegge dall’infezione e dalle sue conseguenze e non vi è tesi di complottismo o pregiudizio che tenga. Altro modo nel quale ci si può proteggere è quello di utilizzare il preservativo nel corso di ogni rapporto sessuale, anche non completo. Non bisogna infatti dimenticare che l’HPV si trasmette per contatto diretto tra cute o mucose e che tra i suo 120 ceppi esistenti almeno 40 sono associati a patologie genitali e al cancro del collo dell’utero, dell’ano e del cavo orale. Vale la pena di mettere in gioco la propria vita in questo modo? La risposta è ovviamente negativa.

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