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Mal di testa, scoperti nuovi geni emicrania

 Ai mal di testa poco comuni fino a qualche tempo fa venivano legate alcune tipologie di alterazione genetica. Ma si parlava di forme rare, poco diffuse nella popolazione  e per questo riconoscibili. Ora, grazie all’IHGC (International Headache Genetics Consortium ), consorzio che raccoglie sotto di sé i ricercatori di ben 21 centri specializzati nello studio delle cefalee, ha scoperto che vi sarebbero un tris di geni specifici sotto la predisposizione all’emicrania.

Ovviamente si tratta di un piccolo passo nella ricerca che però promette bene a causa del coinvolgimento del loco genico LRP1, in grado di modulare la “produzione del neurotrasmettitore eccitatorio glutammato”, che ormai da tempo gli scienziati considerano come protagonista del fenomeno fisico conosciuto come “spreading depression”, ovvero  l’onda di depolarizzazione che durante l’attacco emicranico attraversa il cervello dalla nuca alla fronte facendo impazzire “l’eccitabilità” dei neuroni.

Gli altri due loci genici, PDRM156 e TRPM8 sono rispettivamente più presenti nelle donne e regolanti il dolore. Il primo fattore, in particolare porterebbe a comprendere perché l’incidenza di cefalee sia più alta nelle donne. Tornando alla ricerca, questa scoperta potrebbe dare modo se opportunamente sviluppata di portare alla creazione di farmaci specifici in grado di combattere la causa del mal di testa e non i suoi sintomi, ovvero il dolore. Anche i farmaci al momento più efficaci, i triptani, agiscono sul dolore nella sua “emanazione” finale, non iniziale. Ciò che si punta a fare grazie a questa nuova scoperta, è evitare la comparsa del dolore agendo direttamente sulle vie cerebrali dello stesso che normalmente si attivano.

Tale processo si otterrebbe agendo direttamente sul glutammato, il trasmettitore iniziale del dolore, portando ad abbattere l’ipereccitabilità elettrica dei neuroni che caratterizza i mal di testa. I triptani infatti, va ricordato, sono maggiormente validi rispetto agli altri antidolorifici generici perché agiscono sul neurotrasmettitore finale del dolore, la serotonina.

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Fonte: Corriere della Sera