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Stimolazione magnetica transcranica: effetti collaterali ed efficacia

La stimolazione magnetica transcranica è una tecnica di modificazione dell’elettricità presente sulla corteccia cerebrale del cervello umano che avviene grazie alla creazione di un campo magnetico ottenuto artificialmente da una sonda posta sul cranio e da un generatore di corrente al quale la stessa è collegata. Vi sono controindicazioni al suo impiego? Vi sono degli effetti collaterali? Quanto è efficace? Scopriamolo insieme.

Stimolazione magnetica transcranica: effetti collaterali

Sono molto poche secondo la letteratura medica a tal riguardo, le controindicazioni e gli eventuali effetti collaterali correlati alla stimolazione magnetica transcranica. Attualmente si tratta di una terapia sconsigliata a causa del campo magnetico che viene creato ai portatori di pacemaker e di protesi acustiche, a chi “indossa” delle protesi metalliche craniofacciali di ricostruzione ed alle donne in gravidanza. E’ controindicata in particolar modo per chi soffre di epilessia o presenti una storia clinica con simili episodi.

In quanto a reali effetti collaterali, fino ad ora si sono registrati alcuni episodi di cefalea, di diversa intensità, nel 20% dei casi presi in considerazione nelle diverse sperimentazioni condotte, ma risolvibili a poche ore dal trattamento. Più raramente sono stati riscontrati attacchi epilettici, in persone predisposte (dieci casi  in tutto su tutti gli studi condotti in materia, N.d.R.), e problemi di udito, facilmente evitabili prendendo precauzioni pre-terapia. E’ stata notata una accentuazione delle tendenze psicotiche nei pazienti bipolari.

Si tratta, ad ogni modo, di una pratica della medicina tra le più sicure se condotte secondo le linee guida internazionali.

Efficacia della stimolazione magnetica transcranica

La stimolazione magnetica transcranica si è rilevata essere una terapia efficace nella riduzione della sintomatologia del morbo di Parkinson, in caso di ictus nel recupero del linguaggio, nella cura della depressione (indipendentemente dai farmaci utilizzati, N.d.R.) e dell’acufene. Soprattutto in questo caso è stato rilevato un calo drastico degli episodi allucinatori uditivi, con efficacia perdurante sul lungo termine. Risultati contrastanti sono invece stati rilevati in merito alla sua efficacia nei confronti della fibromialgia.

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