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La “Clownterapia” diventa ufficiale anche in Italia

Vi ricordate del fantastico film “Patch Adams” con Robin Williams? Nel film il dottor Adams riusciva, con la “clownterapia“, a migliorare le condizioni morali dei pazienti, soprattutto dei bambini. Dopo l’uscita del film, migliaia di volontari hanno tentato di emularlo anche nella vita reale, e tra questi anche qualcuno in Italia.

Ma proprio come nel film, molti ostacoli sono stati frapposti tra questa “terapia del sorriso“, considerata non scientifica, e la cura effettiva dei pazienti. Ma oggi finalmente i Patch Adams di tutta Italia hanno ottenuto una importantissima vittoria. E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di pochi giorni fa la notizia che la clownterapia viene finalmente riconosciuta come valida, ed entra ufficialmente nelle corsie ospedaliere di tutta Italia. In quanto terapia ufficiale, riceverà anche i finanziamenti che le spettano, che attualmente ammontano a 2 milioni di euro.

Questi serviranno per intraprendere un corso di formazione da parte di questi terapisti, i quali finora erano costretti a studiare negli Stati Uniti e poi tornare in Italia da volontari per portare avanti quest’opera. Già alcune regioni hanno aderito all’iniziativa,  e più precisamente sono Toscana, Calabria, Lazio, Piemonte e Sardegna, finanziate direttamente dall’Unione Europea. Per aderire ai progetti di Clownterapia bisogna però presentar domanda entro il 2 febbraio. Tutte le informazioni si troveranno sulla Gazzetta Ufficiale.

L’obiettivo di questa terapia, come ci insegna il film, è di

stimolare la parte sana della persona, ironizzando sulle pratiche mediche. Così da accelerare il processo di guarigione. Il clown dottore non fa animazione, ma opera un cambiamento terapeutico usando la clowneria, la magia, il gioco comico o poetico, come metafora terapeutica per far scaturire l’energia vitale del ridere come emozione-sfondo e stato alterato di coscienza.

Così il coordinatore del dipartimento di medicina pediatrica dell’ospedale Bambino Gesù, Alberto Ugazio, che di questa terapia ne è quasi un’esperto, dato che nel suo ospedale già da qualche anno operano decine di volontari. Adesso anche loro hanno ottenuto un riconoscimento molto importante, mentre i pazienti, anche se non potranno guarire dalle loro malattie, potranno veder migliorata almeno la qualità del tempo che gli rimane da vivere.