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Psicologia di coppia: gli opposti si attraggono? Non è vero

Gli opposti si attraggono?  Questa credenza popolare si è andata man mano consolidando nei secoli davanti alla vista di coppie che per quanto improbabili nella loro composizione caratteriale hanno collezionato una vita insieme felice ed appagante. Ma è davvero così?

Sembrerebbe di no. Almeno è quello che sostiene lo psicologo britannico Glenn Wilson, elaboratore del quoziente di compatibilità ed atteso il prossimo 26 maggio alla Sapienza di Roma per un seminario dedicato, organizzato da Antonio Chirumbolo, docente di Psicometria e Teoria e Tecniche dei test. 

Il luminare inglese ed il collega italiano condurranno l’incontro “La scelta del partner e il successo di una relazione”.  Wilson ha elaborato, come già anticipato il CQ,  quoziente di compatibilità, uno strumento “standardizzato” attraverso una ricerca che ha preso in considerazione circa 2mila persone, i loro gusti e le loro caratteristiche, mettendole poi in comparazione con un campione di coppie.

Tra stile di vita, personalità, bellezza ed intelligenza (come percepite dai volontari, n.d.r) il dott. Wilson ha isolato 25 elementi in grado di rappresentare delle discriminanti in materia di felicità di coppia. Le unioni stabili e consolidate da tempo hanno mostrato di avere livelli maggiori di CQ che oltretutto si rivela anche un punto fermo positivo della possibile attrazione fisica tra due persone che non si conoscono e devono decidere di presentarsi ad un appuntamento.

Insomma, lo studio dello psicologo inglese dimostrerebbe che alla fine, nonostante i vecchi adagi popolari, la maggior parte delle persone propenderebbe al momento della scelta per la persona più similare a se stessa, con la quale condividere esperienze ed idee. Un assunto che viene validato dal fatto che CQ è l’unico fattore che trova riscontro scientifico attraverso il “principio della similarità”. E si tratta di una “regola” valida, ha spiegato il dott. Wilson, sia se si prendono in considerazione le coppie normali, sia se la stessa analisi è trasportata sulle persone che fanno della rete il loro primo punto di contatto.

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