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Tumore al polmone e sostegno psicologico, una guida per i pazienti


Due manuali per imparare a gestire le emozioni negative scatenate dalla diagnosi di tumore al polmone, uno rivolto ai pazienti, l’altro ai familiari, sono stati pubblicati dalla Sipo (Società italiana di psiconcologia) e dalla Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) nell’ambito del progetto Inspire, iniziativa volta a migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da questa patologia.

Secondo un’indagine sui bisogni dei malati condotta in tutta Europa dall’International Psycho-oncology Society nel nostro paese l’80% dei malati di tumore al polmone chiede un maggior sostegno psicologico, e solo poco più della metà conosce l’esistenza di associazioni di pazienti.

I due volumi, che rappresentano un primo passo verso il miglioramento dell’assistenza psicologica ai pazienti affetti da tumore, saranno distribuiti nei dipartimenti di oncologia di tutto il territorio nazionale, e sarà possibile scaricarli via internet agli indirizzi: www.siponazionale.it e www.fondazioneaiom.it.

Secondo quanto afferma Luigi Grassi, presidente della Sipo, in Italia il numero di psiconcologi è insufficiente a far fronte alla necessità di sostegno psicologico che riguarderebbe almeno il 60% degli ammalati.

Nelle sue parole:

Abbiamo pensato ai manuali come a una bussola per i momenti di afflizione

Quanto ai consigli contenuti nei due volumi rivolti a pazienti e familiari questi comprendono tecniche di rilassamento, di gestione dei sintomi fisici, dell’ansia e del disagio emotivo.

Ad esempio:

Annotare le emozioni in un diario non cercare sempre risposte, non temere di chiedere informazioni ai medici, dialogare, passeggiare in mezzo alla natura e misurare periodicamente la propria temperatura emotiva

Infine, afferma Grassi

Il nostro obiettivo è arrivare a definire il profilo professionale dello psiconcologo, che ancora non esiste, e tracciare un percorso formativo adeguato. Anche se è in corso qualche cambiamento, di supporto psicologico ai pazienti si parla ancora troppo poco nelle università. Il risultato è che in Italia non tutti i centri hanno questo servizio.

(FOTO DI MICHELE PEDROLLI)