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La pesca: il frutto dell’estate

Una pesca contiene un’altissima percentuale di acqua (90%), oligoelementi (tra cui ferro e potassio), fibre, vitamina C (il 10% del fabbisogno quotidiano) e provitamina A (il 50% dell’apporto quotidiano consigliato). La sua polpa succosa non è solo un piacere per il palato, ma aiuta a sopportare meglio il caldo in quanto disseta e contribuisce a reintegrare i sali minerali perduti con il sudore.

 Inoltre sembra avere grandi proprietà soporifere, il che la rende perfetta per chi soffre di insonnia. Ricca di fibra insolubile, sazia molto ed è quindi indicata come rompidigiuno e per chi vuole restare leggero e in forma. Si consiglia, però, di consumarla lontano dai pasti in quanto richiede una digestione “acida” che, contrastando con carboidrati e latticini, può creare fastidiose fermentazioni intestinali. La pesca è ad ogni modo un frutto di facile digestione e per questo è particolarmente indicata alle donne in gravidanza, a chi soffre di gastriti iposecretive, di insufficienza epatica e di patologie intestinali in cui prevale stipsi e disidratazione.

Una pesca al giorno come:

  • Spuntino energetico e rinfrescante: elevata presenza di zuccheri con sole 25 calorie per 100 g  e un alto contenuto di acqua.
  • Disintossicante: è leggermente lassativa e diuretica. Ha un’azione vermifuga, per la presenza dell’acido cianidrico.
  •  Antiossidante: per la presenza di composti fitochimica fenolici.
  •  Reintegrante dei sali minerali.
  •  Stimolatore dei succhi gastrici.
  •  Regolatore della pressione arteriosa e del sistema nervoso per l’alto contenuto di manganese e potassio. Protegge da insonnia, nervosismo e debolezza.
  •  Protezione di occhi e pelle, grazie alla discreta quantità di B carotene, che nell’organismo si trasforma in retinolo o vitamina A.
  •  Rafforzatore di denti e ossa, per il contenuto di fluoro.
  •  Stimolatore di melanina, favorisce l’abbronzatura e aiuta la pelle a mantenersi giovane e fresca.

La provenienza:  l’albero del pesco è originario della Cina, dove viene considerato simbolo di immortalità. Da qui, al seguito delle carovane di mercanti, venne introdotto in Persia e successivamente, grazie ad Alessandro Magno, in tutto il bacino mediterraneo. I Romani conobbero la pesca solo nel 1 secolo d.C. e, credendola di provenienza persiana, le attribuirono il nome botanico di Prunus persica. Gli antichi Egizi avevano consacrato la pesca ad Arpocrate, dio dell’infanzia. Non a caso le guance dei bambini, per la loro morbidezza e carnosità vengono paragonate proprio alla pesca.

La pianta: Il Prunus persica produce frutti carnosi e succosi dalla buccia vellutata o glabra che va dal giallo al rosso-carminio fino a raggiungere la tonalità del salmone. La polpa, chiamata “drupa“, è zuccherina e profumata e può essere, a seconda della varietà, bianca, gialla o rossa. Il succo è acidulo, per la presenza di acido malico e citrico. II nocciolo si può presentare aderente (pesca duracina) o libero (spiccagnola) dalla polpa. L’albero è in grado di sopportare condizioni atmosferiche anche estreme che vanno dai -18°C fino ai climi subtropicali. In Italia, la maturazione dei frutti avviene dalla prima decade di maggio, nelle zone meridionali, a fine settembre. Le regioni produttrici sono Emilia Romagna (culla europea della produzione di nettarine e pesche, che vanta il marchio IGP, ovvero di Indicazione Geografica Protetta), Campania, Veneto, Piemonte, Liguria.

Alcune varietà:

  • Gialla: polpa succosa, leggermente acidula, nocciolo libero. Bianca: polpa bianca e filamentosa, particolarmente profumata, nocciolo aderente.
  • Nettarina o Pesca Noce: polpa gialla o bianca, dolce e croccante, buccia liscia e rossastra, nocciolo libero.
  • Percoca: adatta alla trasformazione industriale.
  • Merendella: incrocio tra pesca e mela, diffusa soprattutto in Calabria, buccia liscia di colore bianco-verde, nocciolo libero.

Il modo migliore per consumare la pesca è senz’altro quello di prenderla a morsi. Ma il frutto estivo per eccellenza trova numerose applicazioni in cucina: l’importante è saper scegliere la varietà giusta. Per la macedonia, ad esempio, così come per la preparazione di gelati, bavaresi e soufflé, la migliore è la bianca, dalla polpa più dolce e succosa. Per la confezione di marmellate e dolci, meglio invece la gialla, dalla polpa succosa e profumata oppure le nettarine.

Potete sbizzarrirvi preparandole al burro, caramellate, affogate nel vino o in salsa di menta, ripiene oppure sciroppate (ottime come espettoranti). La pesca inoltre è un ingrediente ricorrente nella preparazione di tè aromatizzati, frullati, cocktails, sorbetti e gelati.

Consigli di bellezza: In cosmesi la pesca viene ampiamente sfruttata; la polpa per le sue proprietà idratanti, esfolianti e sebo-riequilibranti viene utilizzata per la preparazione di creme, maschere, saponi e oli da bagno. Potete preparare in casa una veloce maschera rinfrescante frullando una pesca (senza buccia) con della panna liquida e lasciandola agire sul viso per una buona mezzora. Per un bell’incarnato, potete invece ricorrere ad una maschera preparata con foglie di pesco lasciate in infusione nel latte caldo. Se avete i capelli grassi, applicate prima dello shampoo un impacco con polpa di pesca schiacciata unita ad argilla verde e succo di limone.