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Tumore al seno, la storia di una rinascita

 Sebbene rimanga ancora una delle patologie tumorali che colpiscono in maniera netta il sesso femminile, il tumore al seno, grazie una prevenzione mirata ed alle innovazioni terapeutiche, è diventato una delle forme di cancro alle quali si può sopravvivere. E dopo la quale si può ricominciare ad avere una vita normale. Secondo le stime recenti sono circa 500.000 le donne in Italia che se lo sono lasciato alle spalle. Come riprendere una vita normale sotto ogni punto di vista?

La storia di Luisa, raccontata dal Corriere della Sera lo spiega. Nella maggior parte dei casi, le donne che escono fuori guarite da una patologia tumorale si trovano a dover fare i conti con una vita che si è praticamente fermata prima del tumore: in alcuni casi vi è la perdita del lavoro, la fine del matrimonio ed in altri la necessità di ricominciare tutto da capo con magari un figlio al quale badare. In alcuni casi vi è una  anche una depressione da superare.

Questo perché, ad influire molto sulla ripresa, non vi sono solo delle conseguenze fisiche, ma anche dei veri e propri abbandoni da parte delle persone che si credevano vicine. Una mancanza che fa sentire al suo peso. Luisa si è trovata a dover combattere con il cancro subito dopo la separazione dal marito, con un mutuo da pagare ed un bambino di 10 anni al quale pensare.

Mi ero appena separata da mio marito, avevo 38 anni, un figlio di 10 e un mutuo da finire di pagare da sola quando nell’aprile 1999 la “pallina” che palpavo sul seno destro si è rivelata essere un tumore. Nulla di grave, era ancora in fase iniziale, ma non sono stata particolarmente fortunata e ho dovuto affrontare parecchie complicazioni. Ne ho viste di donne che sono entrate e uscite dall’ospedale in cinque giorni, serene per quanto possibile, e con un foglio che diceva loro di fare solo controlli. A me purtroppo non è andata così liscia.

Sono diverse le complicazioni che la donna ha dovuto sopportare, per analisi ed  interventi. Ma adesso, 12 anni dopo quel terribile momento,  ricorda quel periodo quasi con serenità. E da volontaria per donne malate come lei, spiega che la cosa più difficile da incontrare, spesso e volentieri, siano delle malate che chiedano aiuto per la loro condizione.

Questo perché la donna, proprio questa definizione, tende non esternare la sua sofferenza. Al contrario Luisa è sempre stata una donna senza peli sulla lingua. E anche una volta sconfitto il tumore non si è fatta problemi a parlare con il suo medico delle sue sensazioni e  di come si sentisse. Anche se dal controllo tutto risultava a posto. È stato questo ad averla aiutata ad uscire da quella spirale quasi fisiologica di malessere depressione tipica delle donne che guariscono dal tumore.

E quando ha incontrato il suo nuovo compagno ha dovuto combattere contro uno dei grandi tabù delle donne affette da questo male: la necessità di parlare del proprio medico della propria condizione “sessuale”. Ma anche in questo caso la risoluzione del problema è stata basata sul dialogo.

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Fonte: Corriere della Sera