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Disturbi del sonno, fatichi a dormire? La colpa è del computer

 Lavorate fino a tardi e nonostante la stanchezza non riuscite a dormire? Non preoccupatevi: la colpa è del computer.  Si tratta di un disturbo del sonno molto frequente nelle persone che utilizzano il pc a lungo del corso della loro giornata e della serata, anche se solo per scopi ludici. Ancora una volta, ad essere chiamati in causa sono i cicli della melatonina.

I ricercatori dell’Università di Basilea e dell’Università di Stoccarda sostengono infatti in uno studio pubblicato sulla rivista di settore Journal of Applied Physiology, che i diodi a emissione luminosa impiegati per la costruzione di alcuni schermi dei computer producono un illuminazione a bassa lunghezza d’onda che mantiene il cervello ad uno stato “innaturale” di attività prolungata, che conseguentemente blocca le possibilità della persona di addormentarsi anche una volta che ci si è messi a letto.

Per comprovare la loro ipotesi, gli scienziati hanno posto 13 ragazzi per 5 ore notturne prima davanti uno schermo a diodi, e poi ad uno di diversa tecnologia. I partecipanti non hanno riscontrato differenze nello schermo a livello di luminosità e qualità, anche se quella derivante dai diodi era di intensità doppia rispetto al normale. In questo caso, i volontari hanno riferito di non aver provato quella stanchezza tipica di chi fa le ore piccole.

E’ stato riscontrato, nella sottomissione alla luce del diodo, il risveglio, nel cervello delle persone coinvolte nello studio,  delle funzioni tipiche della fase di veglia: memoria, attenzione, come se gli stessi fossero sottoposti a luce diurna.

Spiega il coordinatore della ricerca, il dott. Christian Cajochen:

Abbiamo anche dosato i livelli di melatonina, l’ormone prodotto a livello del sistema nervoso centrale, implicato nei principali ritmi biologici, tra cui quello sonno-veglia.

Il normale incremento notturno, in coloro sottoposti alla luce del diodo, non avveniva, come spesso accade per via del jet leg o in coloro che lavorano di notte. Ciò che ha stupito gli scienziati è che bastasse un po’ di esposizione ad uno schermo di un determinato tipo per scatenare tale reazione.

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Fonte: JAP