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Il caffè riduce gli errori

La caffeina può aiutare coloro che per lavoro si spostano molto o che lavorano di notte, a fare meno errori, secondo un nuovo studio dei ricercatori Cochrane. I risultati hanno implicazioni per gli operatori sanitari e per qualsiasi tipo di attività. Più del 15% dei lavoratori nei Paesi industrializzati sono costretti a spostarsi molto o a lavorare di notte, e questo potrebbe sconvolgere i ritmi circadiani naturali, o il cosiddetto “orologio biologico”. Nel cosiddetto shift work disorder (SWD), o disturbo di sonno nei lavoratori, questo comporta nei soggetti colpiti dormire solo per brevi periodi e, di conseguenza, può portare a colpi di sonno durante le ore di lavoro. La sonnolenza si pensa possa aumentare il rischio di eventi avversi, quali incidenti stradali, infortuni sul lavoro e gli errori medici.

I ricercatori hanno esaminato i dati di 13 studi, studiando gli effetti della caffeina sulle prestazioni di queste categorie di lavoratori, per lo più in condizioni di lavoro simulato. La caffeina è stata assegnata tramite caffè, pillole, bevande energetiche o alimenti contenenti caffeina. In alcuni studi, la performance è stata valutata attraverso attività come la guida, mentre in altri è stata valutata mediante test neuropsicologici. La caffeina sembra ridurre gli errori rispetto al placebo o alla pennichella, e migliora le prestazioni in vari test neuropsicologici, compresi quelli incentrati sulla memoria, attenzione, percezione e formazione dei concetti e del ragionamento.

Nessuna delle prove misurava direttamente le lesioni, ma il miglioramento delle prestazioni potrebbe tradursi in una riduzione del numero degli infortuni causati dalla sonnolenza, secondo i ricercatori.

Sembra ragionevole supporre che la riduzione degli errori sia associata con un minor numero di infortuni, anche se non possiamo quantificare tale riduzione

spiega il ricercatore Katharine Ker della London School of Tropical Medicine di Londra, Regno Unito. L’età media nella maggior parte degli studi era tra 20 e 30 anni e quindi, poiché l’effetto di perturbazione del ritmo circadiano varia con l’età, c’è ancora bisogno di ulteriori ricerche per capire come la caffeina influisca sullo stato di allerta nei lavoratori più anziani. Lo studio rileva inoltre che è necessario per la ricerca esplorare gli effetti della caffeina, rispetto ad altre misure, al fine di ridurre gli errori commessi da parte dei lavoratori che viaggiano molto.

[Fonte: Sciencedaily]