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Infarto. In aumento a causa delle crisi bancarie

Avete mai sentito l’espressione “morire di crepacuore”? Sembra proprio che questo possa accadere in risposta a un grave tracollo economico. Un gruppo di studiosi dell’Università di Cambridge ha esaminato infatti le ricadute delle crisi economiche su scala nazionale, in seguito al crollo finanziario di una banca o di un industria, sulla salute dei cittadini rilevando, nei paesi occidentali, un aumento del 6,4% degli attacchi cardiaci fatali. Lo studio ha preso in esame una serie di eventi economici disatrosi che va dal 1960 al 2002, fra i quali la crisi economica svedese dei primi anni novanta e gli scandali statunitensi dell’85, e li ha posti in relazione con i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sulla mortalità per infarto in quegli stessi anni.

Mediante lo studio, pubblicato sulla rivista Globalization and Health è stato possibile osservare che i decessi per attacco cardiaco aumentano in maniera sistematica in concomitanza con una crisi economica. Nella sola Inghilterra la recente crisi bancaria di Northen Rock avrebbe causato 5000 infarti in più.
Ad essere più a rischio gli anziani, non solo perchè costituzionalmente più vulnerabili, ma anche perchè risentono maggiormante del dolore che può causare la perdita improvvisa di tutti i risparmi faticosamente accumulati in una vita di lavoro. David Stuckler, epidemiologo e autore dello studio, sottolinea come prevenire il diffondersi del panico in queste circostanze, possa evitare migliaia di decessi.

Uno studio analogo era stato condotto in Argentina dalla Fondazione Favaloro di Buenos Aires e presentato nel 2005 al XXXII Congresso argentino di Cardiologia. In quel caso si faceva riferimento all’aumento dell’incidenza di infarti e crisi cardiache nelle ultime due settimane del 2001 e nelle prime due del 2002. Quello fu infatti per l’Argentina un periodo straordinariamente infausto di crisi politica ed economica in cui il paese vide succedersi ben 5 presidenti in una settimana e fallire numerose aziende con conseguenze disastrose per i lavoratori. Gli studiosi argentini trovarono allora che gli infarti avevano subito un’impennata del 6,9% con un notevole aumento della mortalità. Il dato risulta ancora più preoccupante nei paesi in via di sviluppo nei quali a peggiorare le cose può intervenire un sistema sanitario non al massimo della propria efficienza.