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Sindrome del bambino scosso, campagna per sensibilizzare sulle conseguenze

Con Sindrome del bambino scosso si indica una serie di segnali e di sintomi, in bambini sotto l’anno di età, secondari allo scuotimento violento o a traumi della testa. Il pianto del neonato, specialmente in quelli che sono i suoi primi mesi di vita, può risultare insopportabile, al punto di creare nel genitore un senso di frustrazione, rabbia o impotenza, spingendolo a scuotere il piccolo, provocando serie conseguenze.

Per sensibilizzare sulla Sindrome del bambino scosso parte la campagna “Non scuoterlo!”, utile per fornire informazioni sui segnali rivelatori in un bambino che ha subito lo scuotimento, su come intervenire e a quali strutture ospedaliere rivolgersi, nonché informazioni e consigli utili in caso di necessità. E’ Melissa Rosa Rizzotto, medico di comunità, Centro Regionale per la Diagnostica del Bambino Maltrattato di Padova, a sottolineare le conseguenze negative di scuotere il neonato.

Quando un lattante è scosso violentemente la testa e il cervello contenuto subiscono forze di accelerazione e decelerazione che provocano danni meccanici ai neuroni e alle fibre nervose, oltre che ai vasi sanguigni intracranici e agli occhi. Questo comporta un’alterazione immediata di coscienza e funzioni vitali, con difficoltà a respirare e rallentamento del battito. Se questa fase è superata e non sopraggiunge la morte del bambino, si manifestano gradualmente le emorragie cerebrali, spinali e retiniche (da rottura dei vasi) oltre che gli esiti delle sofferenza ipossica acuta del cervello con un grave edema cerebrale e, a distanza di diverse settimane, anche di atrofia del cervello, con la morte dei neuroni che hanno sofferto maggiormente nella fase acuta

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