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Cuore, il troppo lavoro fa male

 Si dice sempre che il troppo lavoro non ha mai ucciso nessuno. Una mezza verità in realtà. Lavorare il giusto infatti non mette a repentaglio la nostra salute, al contrario del troppo lavoro. Superare una certa soglia di ore lavorative consecutive, secondo uno studio finlandese, aumenterebbe il fattore di incidenza di malattie cardiovascolari, sottoponendo l’organismo ad uno stress eccessivo che potrebbe culminare con un infarto.

E tutto questo in maniera completamente indipendente dalla presenza o meno come patologie pregresse di colesterolo o pressione alta. La ricerca, pubblicata sulla rivista Annals of Internal Medicine è stata condotta da un gruppo di ricercatori finlandesi dell’Istituto di Medicina Occupazionale di Helsinki in Finlandia, in collaborazione con colleghi dell’University College di Londra.

I medici europei hanno analizzato le condizioni di salute di oltre 7mila volontari londinesi, tutti colletti bianchi, seguendo le loro condizioni fisiche per oltre un decennio per tentare di capire se il lavoro potesse essere correlato in quantità ad un maggiore rischio cardiovascolare. Uno degli strumenti usati è stato il calcolo del Framingham Heart Risk Score, usato di protocollo in Gran Bretagna per calcolare le probabilità di una malattia cardiovascolare di decennio in decennio.

Ovviamente dal campione sono state escluse le persone già presentanti una patologia del genere pregressa ed anche coloro che lavoravano part time. Lasciamo la parola ai ricercatori:

Il 54 per cento dei partecipanti lavorava da sette a otto ore al giorno; per il 10 per cento la giornata lavorativa si prolungava oltre 11 ore. Abbiamo seguito questi soggetti in media per oltre 12 anni, registrando 192 eventi cardiovascolari. Quindi, abbiamo valutato se si fossero manifestati soprattutto in chi lavorava di più.

A quanto pare, fino a nove ore di lavoro il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari rientra nella norma. La percentuale sale al 45% se si lavora quotidianamente 10 ore, mentre schizza al 67% per coloro che lavorano non meno di 11 ore. Al momento si tratta solo di uno studio “statistico” se così può essere definito. Di certo la colpa va data anche ad uno stile di vita non troppo sano seguito dai volontari, soprattutto in questi tempi di crisi.

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Fonte: Corriere della Sera