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Infarto, un aiuto dal giubbotto salvacuore

 Simile ad un giubbotto antiproiettile, anche nella funzione, aiuta a proteggere il cuore, anziché dai colpi d’arma da fuoco, da aritmie, arresti cardiaci, fibrillazioni ventricolari e tutte quelle disfunzioni cardiache gravi che possono portare alla morte. Il dispositivo è in uso già dalla fine del 2010 nell’Unità operativa di Malattie Cardiovascolari 2 dell’Aoup. Il giubbotto salvacuore, è un sistema di defibrillazione esterna che il paziente può indossare 24 ore su 24, con alcune caratteristiche sovrapponibili ai defibrillatori impiantabili per via sottocutanea, e che consente una protezione costante. E’ dotato di piastre che vengono letteralmente indossate attraverso un corsetto, collegato con un defibrillatore vero e proprio di piccole dimensioni. Il giubotto può essere utile in tutte quelle situazioni transitorie in cui non è possibile o non è raccomandato impiantare un dispositivo definitivo sottocutaneo. E’ il caso, ad esempio, di pazienti che hanno subìto un evento cardiaco acuto, come un infarto, in cui è indicato un monitoraggio di circa 2 mesi della funzione cardiaca in attesa di un eventuale impianto di un defibrillatore definitivo.

Un’ulteriore indicazione riguarda quei pazienti che hanno subìto una rimozione dei devices precedentemente impiantati, per motivi infettivi. In questo caso non si può reimpiantarne un altro subito, se non utilizzando un accesso venoso dal lato opposto rispetto al precedente.

L’Aoup di Pisa, ad oggi, ha in dotazione 2 giubbotti salvacuore (del costo di circa 50 mila euro ciascuno), ma il dispositivo nel resto d’Italia si usa in pochi altri centri. L’impiego richiede un semplice addestramento e una programmazione ad personam che dura all’incirca 20 minuti all’atto della dimissione del paziente.

Anche per quest’ultimo la gestione del dispositivo è piuttosto elementare, in quanto il funzionamento è automatico. Si indossa sempre, anche durante la notte e monitora costantemente il ritmo cardiaco del paziente, riconoscendo le aritmie potenzialmente fatali secondo algoritmi che sono in grado di stabilire quando è necessario intervenire con una scarica defibrillatrice. I cardiologi del reparto possono monitorare l’andamento di ogni singolo paziente dal computer, grazie alla possibilità del sistema di scaricare i dati immagazzinati su un server accessibile dall’ospedale.

Fonte: AOUP, Photo Credit|ThinkStock