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Influenza suina: nel 1976 un inutile vaccino fece ammalare 500 persone

Come molti sapranno, il virus dell’influenza A non è una novità, ma già era stato individuato parecchi decenni fa. Quello che invece non sa nessuno è che una vasta campagna di vaccinazione era stata avviata già nel 1976, su decisione del Governo degli Stati Uniti, e riguardava 43 milioni di persone. Essa però si è rivelata controproducente.

Non solo la temuta epidemia non si è mai materializzata in quelle zone (a parte dei casi leggeri su 240 soldati di stanza a Fort Dix, NJ), ma circa 500 americani che avevano fatto il vaccino rilevarono una rara condizione neurodegenerativa chiamata sindrome di Guillain-Barré, che molti esperti ritennero legata proprio all’assunzione del medicinale. Venticinque di queste 500 persone sono morte. Ora i funzionari del Ministero della salute degli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione una riduzione della campagna di vaccinazione che potrebbe comportare 600 milioni di dosi di vaccino per l’H1N1 che attualmente sembrano indispensabili contro l’influenza suina.

Non vi sarà alcun modo per essere certi [che non sia un fiasco] fino ai test di questa estate

ha spiegato il Dott. Harvey Fineberg, presidente dell’US Institute of Medicine e autore del libro “L’epidemia che non c’è“, dove analizza il caso del focolaio del 1976. Un altro esperto concorda con lui. Si tratta del dottor Scott R. Lillibridge, professore presso la Texas A & M Health Science Center della Scuola di sanità pubblica rurale a Houston e direttore esecutivo del National Centerfor Emergency Medical Preparedness and Response:

Noi non sappiamo che il vaccino è sicuro fino a quando non verrà dato ad un gran numero di persone. Ogni vaccino ha un rischio ed un profilo di sicurezza.

Una risposta più rassicurante data da molti esperti è che il sistema sanitario ha fatto molta strada dal 1976 e dovrebbe essere in grado di scongiurare o almeno individuare ed interrompere tali problemi. La situazione oggi è già molto diversa da quella di tre decenni fa. Gli esperti inoltre hanno sottolineato che i più sofisticati sistemi di rilevamento, di connettività e di sistemi di sorveglianza in tutto il mondo sono in grado di monitorare i cambiamenti in tempo reale. Questo dovrebbe significare che i governi sono in grado meglio oggi che nel 1976 di trasmettere rapidamente mezzi e nuove informazioni per la sicurezza dei propri cittadini.

Il modello di oggi dell’influenza suina è già molto diverso da quello che nel 1976, che secondo gli esperti si muove su fattori del tutto diversi. Spiega Marc Lipsitch, professore di epidemiologia alla Harvard School of Public Health di Boston

Anche se il nome è lo stesso, la situazione che dobbiamo affrontare ora è completamente diversa da quella del 1976. Allora si seguì un programma di vaccinazione con poca o nessuna trasmissione al di là di Fort Dix, ed è stato fatto in gran parte sulla base del timore di un più ampio focolaio, anziché per l’esistenza effettiva di un focolaio più grande. Se ci fosse stata una grande epidemia di influenza, con decine di migliaia di morti nel 1976, non credo che ci sarebbe stata molta preoccupazione per il fatto che il vaccino ha causato effetti indesiderati.

Il rischio di oggi quindi è diverso da quello del 1976, ed in ogni caso ancora il vaccino non è stato completato, il che fa capire che sarà diverso da quello di 30 anni fa. La sperimentazione ha ancora poco tempo, ma l’importante è che i benefici superino sempre gli svantaggi.

[Fonte: Health24]