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Tbc al Gemelli: 7 indagati per epidemia colposa

 La Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati 7 persone, in relazione al caso di TBC che si è diffusa dal reparto di Neonatologia del Policlinico A. Gemelli in seguito al caso dell’infermiera malata. I capi di imputazione: epidemia colposa e lesioni personali. In seguito agli accertamenti attivati, il contagio avrebbe riguardato più di 100 neonati, venuti al mondo nel nosocomio romano tra lo scorso febbraio ed il mese di luglio, quando la donna, orai ammalata, ha dovuto lasciare il posto di lavoro: è l’unica passata dalla positività al test della tubercolina alla malattia vera e propria, purtroppo però insieme alla bimba ricoverata al Bambino Gesù di Roma, accudita alla nascita, proprio nel reparto dove lavorava l’infermiera.

E’ di ieri infatti la notizia che il ceppo che ha colpito le due pazienti è il medesimo. Ma chi è responsabile di tutto ciò? Tra gli indagati, il datore di lavoro della signora (il Rettore dell’Università Cattolica o il Direttore Generale del Policlinico), il coordinatore dei controlli sanitari al personale, due persone a cui da quest’ultimo era stato affidato il compito di organizzare le visite mediche, ed i medici che avrebbero dovuto metterle in pratica. In più esternamente al nosocomio, è stato indagato anche il medico di famiglia dell’infermiera per non aver individuato la diagnosi e dunque la malattia precocemente. Alcuni nodi sono dunque stati sciolti dalla prima fase delle inchieste. Vediamo quali.

L’infermiera è risultata positiva al test della tubercolina già nel 2005 e per questo avviata a dei controlli sanitari periodici, annuali, che però non sono mai stati fatti. Di contro, da un reparto di pneumologia (dove probabilmente ha contratto l’infezione da micobatterio) è stata trasferita in neonatologia: un’imprudenza. Perché la signora non si è preoccupata di farsi controllare? Ne andava anche della sua salute oltre che di quella dei neonati. Il vaccino (a cui si era sottoposta), può dare positività al test. Gli addetti ai controlli non potevano e non dovevano però contare su questo: la legge parla chiaro. Una falla c’è stata nel sistema ed ora bisognerà capire dove di preciso. Si era parlato inoltre della tbc del marito dell’infermiera, ma a quanto pare, il ceppo che riguarda l’uomo non è compatibile, quindi è escluso che il contagio sia partito da lui. Il tutto rafforza l’ipotesi che l’epidemia sia partita dal Policlinico.

Le reazioni? Questo uno stralcio della nota ufficiale emessa dalla struttura sanitaria nella giornata di ieri:

“In merito all’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni suoi dipendenti, la Direzione del Policlinico “A. Gemelli” prende atto con serenità di quanto disposto dalla Procura della Repubblica di Roma e conferma la volontà e la piena disponibilità a collaborare per chiarire in tutti i suoi aspetti la vicenda relativa all’infezione tubercolare rilevata nel reparto di Neonatologia, con particolare attenzione a quelli di carattere scientifico, clinico ed epidemiologico. Si sottolinea in proposito che i casi di soggetti malati di TBC sono due (l’infermiera e una bambina) e che tale circostanza dimostra che nessuna epidemia è in atto […..] Si confida che i risultati cui perverranno le indagini della Procura della Repubblica, unitamente all’attività delle Commissioni di esperti istituite dalla Regione Lazio e dallo stesso Policlinico per un approfondimento scientifico del caso, contribuiranno a suggerire utili indicazioni in tema di salute pubblica, e in particolare per la sorveglianza, il controllo e la profilassi della TBC in ambito ospedaliero, al fine di più efficacemente contrastare un fenomeno – la diffusione della TBC – che negli ultimi anni si sta riproponendo anche nelle società più avanzate. Il Policlinico Gemelli, per fare chiarezza scientifica sulla vicenda e acquisire qualificate indicazioni circa l’ipotizzata epidemia, ha insediato una Commissione di esperti di fama internazionale che hanno già avviato il loro lavoro”.

Il Senatore Ignazio Marino Presidente della Commissione parlamentare d’Inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, chiede nuovamente a Renata Polverini (pres. Regione Lazio) di verificare gli screening per la prevenzione della tubercolosi in tutte le strutture sanitarie laziali, che diano certezze.

Quest’ultima in una nota ufficiale si è dichiarata certa che la magistratura farà dovuta chiarezza sui fatti e disponibile alla collaborazione. Staremo a vedere.

Per approfondire la tematica anche sui sintomi e la modalità del contagio è possibile leggere di seguito:

Tubercolosi