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Le tappe dello svezzamento e consigli per gli alimenti dei bambini

Cos’è lo svezzamento? Innanzitutto, un momento importante per il vostro bambino, una tappa fon­damentale nella sua vita, proprio come camminare, parlare o to­gliere il pannolino. Infatti, intorno ai 4-6 mesi (o co­munque su consiglio del pedia­tra), si verifica per lui/lei il passaggio dai cibi liquidi a quelli solidi o semi-solidi, dal seno o dal biberon al cucchiaino. Vi pare una cosa da poco? È una nuova abitudine, un po’ come se voi, al­l’improvviso, vi doveste trasferire in oriente e iniziare a mangiare cavallette, non sapete come sono né come vengono fatte, ma potrebbero anche piacervi!

E così avviene per i vostri bam­bini, come tutte le novità do­vranno prima capire se gli piacciono o meno. In questo secondo caso dovrete andare loro incontro, magari variando il menu, per rendere il momento della pappa sereno e piacevole ed evitare traumi … e macchie sulle pareti della cucina!

Perciò i cibi nuovi dovranno es­sere proposti al piccolo in modo graduale, anche con vari tenta­tivi, il motto è: proporre e non im­porre. Nei primi tempi sarà normale che una parte del cibo fuoriesca dalla bocca del bambino, non perché, come erroneamente si pensa, il bambino rifiuti il cibo, ma perché non è abituato a deglutire ali­menti non liquidi. Basterà riten­tare, poco per volta, e imparerà a mangiare, come abbiamo fatto tutti.

Abbiamo detto che il momento ideale coincide in media con il 4°/5° mese di vita del bambino, questo perché è anche il mo­mento in cui i suoi enzimi ga­strointestinali gli permettono di assimilare le nuove sostanze e il suo fabbisogno calorico comincia ad aumentare ben oltre il latte. Ma qual è esattamente la dieta da seguire? A questa domanda risponderà il pediatra, con unprogramma studiato apposita­mente per il bambino, spesso suddiviso in tre fasi: da 4 a 6 mesi, da 6 a 8 e da 8 a 12.

Lo svezzamento prevede un cambiamento di menù ogni 5 giorni, per non accavallare l’in­troduzione di nuovi alimenti e dare così al piccolo il tempo per adattarsi, oltre a facilitare l’indivi­duazione di eventuali intolle­ranze alimentari. Ecco comunque qualche consi­glio generale:

  •  non salare mai le vivande dei bambini, né aggiun­gere spezie o piante aromatiche (potrebbero sovraccaricarne i reni e/o disgustarlo);
  •  preferire sempre gli zuccheri semplici come gli amidi (pasta, pane) a quelli complessi a lenta metabolizzazione (dolci); iniziare con brodo di verdure semplice per poi aggiungervi anche le verdure passate ed in seguito frullate;
  • evitare di introdurre alimenti senza il parere del medico, da­vanti ad un rifiuto ripetuto del bambino evitate di insistere troppo;
  •  iniziare con piccole quan­tità da aumentare gradualmente. Per i figli di genitori che soffrono di allergie alimentari, è buona norma non introdurre prima degli 8 mesi alcuni alimenti, quali: latte vaccino, pesce, uova e po­modori.

 E come districarsi con le eti­chette sugli alimenti per bam­bini? Come scegliere le pappe migliori? Come evitare OGM e si­mili? Se non volete impazzire tra de­creti e leggi, vi basterà segnarvi questi due codici prima di fare spesa: 500/94 e 128/99. Il primo deve essere rintraccia­bile sulle confezioni di tutti i tipi di latte, mentre il secondo su tutti gli altri prodotti per l’infanzia. In mancanza di tali codici girate alla larga!

Se invece volete orientarvi sul mercato dei prodotti biologici, do­vrete fare attenzione, ancora una volta, a etichette e confezioni. Infatti, a dicitura anche legger­mente diversa corrispondono dif­ferenze sostanziali. Eccovi alcuni esempi:

  1.  “Agricoltura biologica” = il 95% degli ingredienti proviene da agricoltura biologica;
  2.  “Da agri­coltura biologica“= il 75-95% degli ingredienti proviene da agricoltura biologica;
  3.  “Oasi eco­logica“= indica un grado di con­trollo stabilito dall’azienda nella produzione dei prodotti alimen­tari (non garantisce in nessun modo che il prodotto sia biolo­gico);
  4.  “Da filiera controllata“= vedi sopra.

 In definitiva il consiglio è quello di tenere gli occhi bene aperti e acquistare solo i prodotti che ri­portano la prima dicitura (“agri­coltura biologica”).