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Cataratta, più musica e meno anestesia pre-operatoria

Più musica e meno anestesia pre-operatoria per curare la cataratta. E’ una delle ipotesi, frutto di studi, che sono emerse presso l’ultimo congresso della Società europea di Anestesiologia conclusosi a Londra.  Non è la prima volta che la musicoterapia viene chiamata in causa prima di un’operazione.

Essa infatti non è solo gradevole da ascoltare, ma in particolare i diversi generi musicali sembrano essere davvero utili se ad ascoltarle è un paziente che si deve sottoporre ad un intervento per rimuovere la cataratta.  Questa procedura, va ricordato, consiste nella sostituzione del cristallino opacizzato. Hip hop, classica, melodica: tali generi di musica sembrano avere un effetto rilassante così spiccato da poter portare alla riduzione della quantità di medicinali necessari per sedare il paziente.

Il professor Gilles Guerrier, tra gli interlocutori del meeting, ha presentato uno studio dedicato condotto su 62 individui necessitanti di cura. Si tratta ovviamente di una sperimentazione “pilota” che ha però stimolato il dibattito tra i presenti. I volontari sono stati casualmente suddivisi in due gruppi: il primo è stato sottoposto all’ascolto della propria musica preferita venti minuti prima dell’intervento di cataratta, il secondo ha funzionato come gruppo di controllo ed ha subito l’operazione senza aver ascoltato nulla nei minuti precedenti. E’ emerso, dopo aver valutato lo stato d’ansia dei pazienti prima e dopo l’ascolto della musica, che vi erano differenze sostanziali tra i due gruppi di volontari: coloro che avevano avuto la possibilità di sottoporsi a questo approccio “musicoterapico” ha necessitato di una dose minore di anestetico locale e di sedativi durante l’intervento. Non solo: è apparso più sereno e soddisfatto subito dopo l’operazione.

Non è la prima volta che la musica viene utilizzata con l’intento di scoprire quanto possa coadiuvare la medicina tradizionale: quel che è evidente è che ancora una volta tale approccio dimostra la sua efficacia nell’essere di supporto al raggiungimento di uno stato di salute migliore del paziente.

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