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Inghilterra: individuato il metodo per diagnosticare l’autismo pre-natale

Una nuova scoperta inglese è destinata a riaccendere il dibattito sull’eugenetica e sulla bioetica. Un professore dell’Università di Cambridge, Simon Baron-Cohen, insieme ai suoi collaboratori, ha scoperto il modo per capire se una donna darà alla luce un figlio autistico già durante la gestazione.

La tecnica si basa sulla misura del liquido amniotico. Un’alta concentrazione dello stesso può indicare con certezza che il nascituro soffrirà di autismo dopo la nascita. Questa trovata, conferma il professor Baron-Cohen, permetterà ai genitori di decidere se abortire o meno, oppure, in ogni caso, prepararsi in tempo ad accogliere un figlio autistico, con tutte le cautele del caso. Fino ad oggi infatti la diagnosi dell’autismo non veniva eseguita fino ai 2-3 anni di età in quanto si basavano su caratteri psicologici che non potevano essere individuati al momento della nascita. E fino a quel momento i genitori erano convinti che il proprio figlio fosse normale.

Il dibattito adesso è aperto tra coloro che ritengono giusto evitare di dare alla luce un figlio che avrà problemi a socializzare, che rovinerà la vita a sè stesso e spesso anche ai propri genitori, e chi invece è contro questa specie di cernita tra le persone sane e quelle malate, tentando di formare l’uomo perfetto, senza alcuna malattia che lo possa danneggiare. Senza contare ovviamente tutti coloro che sono contro l’aborto in ogni caso. Bisogna anche pensare che a parte qualche problema nelle attività sociali (parlare, socializzare, fantasticare), il nascituro sarà molto spesso simile ad una persona normale, anzi con delle capacità in più. Molti artisti infatti sono stati riconosciuti come autistici, ma ciò non gli ha impedito di vivere una vita pressocchè normale, ed anche con molte soddisfazioni.

Secondo il professore di Cambridge, la sua scoperta non costringerà i futuri genitori ad abortire. Questa rimarrà una loro scelta, e poi non vede perché possa esistere un test che diagnostichi anticipatamente la sindrome di Down, e non ce ne possa essere uno che riguardi l’autismo. Il dibattito è lontano dall’essere chiuso, ma intanto le case farmaceutiche si stanno già interessando a sperimentare il test, e le eventuali cure che questo permetterebbe.