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Orecchio bionico, allarme mancanza fondi

 Pesanti, troppo pesanti i tagli ai centri specializzati che si occupano di sordità. Sordità che andrebbe equiparata alla disabilità al fine di potenziare la ricerca e la disponibilità di impianti ed interventi per l’applicazione dell’orecchio bionico a sempre più pazienti. Al momento i fondi, infatti, sono scarsi ed insufficienti a proseguire gli studi e a coprire la complessità delle operazioni. Questo l’allarme lanciato ieri dagli esperti del settore nell’ambito di un convegno internazionale svoltosi a Roma dal titolo L’impianto cocleare in Europa: associazioni di utenti e centri clinici a confronto. Presenti i rappresentanti delle associazioni di otto Paesi: Inghilterra, Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Polonia e Turchia.

L’incontro è stato promosso dal Centro Impianti Cocleari dell’Università La Sapienza e dall’associazione onlus per le problematiche della sordità “La Chiocciolina”. Ed è stato proprio il prof. Roberto Filipo, ordinario di Otorinolaringoiatria al Policlinico Umberto I di Roma- Università La Sapienza, a dare voce alle preoccupazioni di medici e ricercatori relativamente alla carenza di risorse per proseguire il lavoro:

Il nostro Centro che è composto da otorinolaringoiatri, audiologi e psicologi e opera da circa 20 anni con ottimi risultati clinici e con una notevole produzione scientifica internazionale, rischia di ridurre o addirittura interrompere l’attività in quanto il budget viene garantito dalla struttura ospedaliera e non coperto direttamente dalla Regione, come avviene in quasi tutta l’Italia.

Il problema è che non si identificano i centri da parte della regione e non è mai stato individuato un budget ad hoc per la sordità profonda, mentre in tutti gli altri paesi europei, fra cui la Romania, è lo Stato che si fa carico di eseguire gli interventi, considerando il trattamento di questa patologia come livello essenziale di assistenza. In Italia  non ci sono fondi destinati dal Ministero della Salute o dalla Regione Lazio a questo tipo particolare di interventi e tutto finisce per pesare unicamente sulle spalle del singolo ospedale. E in questo contesto i tagli all’assistenza che stiamo vedendo nel Lazio completano il quadro negativo.

Ogni anno al Centro romano vengono eseguiti 40 interventi di impianti cocleari, cifra che posiziona la struttura al terzo posto dopo i centri di Varese e Padova. Si tratta di interventi molto delicati che richiedono molti esami e valutazioni approfondite nel pre-operatorio ed assistenza e riabilitazione per abituare il paziente a sentir parlare, nel post-operatorio.

Interventi che, malgrado la complessità ed il lungo iter riabilitativo, hanno dato risultati sorprendenti su pazienti affetti da sordità profonda, persone altrimenti destinate a vivere per sempre nel silenzio. L’impianto cocleare si può definire una eso-endoprotesi, si compone infatti di una parte interna ed una esterna, la prima impiantata con un intervento chirurgico, la seconda come una normale protesi acustica. Il nervo acustico viene stimolato dall’impianto che si chiama cocleare proprio perchè assolve artificialmente al compito della coclea.

[Fonti: Corriere; Ilsole24ore]