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Memoria, troppa tecnologia danneggia quella a breve termine

 La memoria a breve termine risente dell’esubero di informazioni datogli dalla tecnologia e dalla sua dilagante quantità di stimoli. Lo suggerisce uno studio dell’Università della California di San Francisco.

Sebbene un cervello “multitasking” non lo si possa avere effettivamente, questo nostro organo è sottoposto ogni giorno a costanti ed impellenti quantità di input provenienti non solo dall’ambiente circostante ma anche dal nostro utilizzare continuamente compendi elettronici di ogni tipo.

L’utilizzo sempre più diffuso di tablet, netbook e notebook, smartphone e quant’altro punta a mantenere la persona costantemente aggiornata su tutto ed al passo coi tempi ma al contempo crea una vera e propria “overdose” di informazioni che il nostro cervello, non essendo “concepito” per essere attivo e concentrato su più fronti contemporaneamente, tramuta in uno stress per se stesso, nella conseguente incapacità di stabilire le priorità, e quindi in un danno per la memoria a breve termine.

È proprio questo che ricercatori californiani sostengono. Attraverso uno studio hanno infatti scoperto che uno stato persistente di multitasking è in grado di ostacolare le prestazioni della memoria a breve termine, soprattutto per ciò che riguarda gli adulti e gli anziani dotati di meno elasticità mentale anche fisiologica nei confronti della tecnologia rispetto ai giovani. Una ricerca che si somma drammaticamente quella effettuata dagli scienziati della Stanford University che non molto tempo fa hanno stabilito che il multitasking potesse essere dannoso per la memoria a lungo termine.

I risultati della ricerca, resi noti dal quotidiano San Francisco Chronicle, hanno dimostrato che coloro utilizzanti il maggior numero di compendi elettronici sono stati anche coloro che hanno dato risultati peggiori nei test nei quali dovevano passare da una task all’altro, dimostrando una facilità di distrazione molto ben definita in merito alle informazioni irrilevanti. Un fattore causato proprio dalla tecnodipendenza, che con la sua quantità cospicua di informazioni e richieste mette a dura prova il cervello più di quanto l’essere umano riesca ad immaginare.

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Fonte: La Stampa