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L’ipertensione: correggerla in modo naturale

L’ipertensione è inguaribile ma curabile; qui subentra il nocciolo di questo articolo: la cura di una ma­lattia non sempre e non necessa­riamente è basata sui farmaci. Le medicine a volte sono un presidio insostituibile,  in altre occasioni invece è sufficiente, specie allo stadio iniziale di una malattia, adottare un comportamento più “benevolo” nei propri confronti (in­teso proprio nell’accezione di vo­lersi bene), ad esempio modificando lo stile di vita; è que­sto il modo migliore per trarre solo vantaggi, senza gli effetti collate­rali che invariabilmente ogni far­maco possiede.

 Ma che cos’è l’ipertensione? E’ un fattore di rischio indipen­dente per le malattie cardiovasco­lari. In parole più semplici significa che patologie del tipo “infarto del miocardio” oppure “ictus”, “trom­bosi” ed altre ancora, si svilup­pano più rapidamente e più facilmente grazie all’ipertensione. E’ una patologia che può portare danni ad organi vitali come reni e cervello. Perciò, la stra­tegia corretta prevede che nell’età adulta almeno una volta ogni sei mesi la pressione arteriosa venga misurata.

Qui cominciano i pro­blemi, perché le condizioni ottimali (almeno 15′ di riposo in ambiente tranquillo, astensione dal fumo da almeno mezz’ora, apparecchio idoneo, tanto per ricordare le più immediate) quasi mai vengono ri­spettate: medico impegnato a ri­spondere al telefono, stress da macchina parcheggiata in divieto con vigile nei paraggi, caffé preso appena prima di entrare in ambu­latorio, sono situazioni “normali” nella vita quotidiana, ma inadatte assolutamente a consentire una valutazione corretta della pres­sione arteriosa di un individuo.

E allora? Per una volta tanto, ogni sei mesi per l’appunto, ci si prende cura con amore della pro­pria salute e ci si fa misurare correttamente i valori pressori, naturalmente dopo aver rispettato i criteri suddetti. Se i valori sono nella norma, che possiamo indicare entro 140/90 mm/Hg (millimetri di mercurio), il prossimo controllo andrà ripetuto dopo sei mesi, altrimenti sarà più ravvicinato. Bisogna però tener conto che al massimo la misura­zione va effettuata ogni 7-10 giorni, altrimenti corriamo il rischio di credere che la misurazione sia uno strumento terapeutico, anzi­ché diagnostico.

L’ipertensione non costituisce, salvo casi particolari e molto rari, un’emergenza, per cui, una volta rilevati valori anomali, non si inizia la terapia medica, si cambia stile di vita. Non è facile? Beh, sempre meglio fare una cosa apparente­mente sgradita che preparare il campo per successivi drammatici eventi cardiovascolari. Per prima cosa, se si è fumatori, gettare il pacchetto di sigarette; il passo successivo sarà, fumatori o meno, l’inizio di un’atti­vità fisica. Generalmente, a que­sto punto, spunta la parolina magica, PALESTRA. Non siamo d’accordo, perché di solito in pa­lestra si effettua un esercizio di tipo anaerobico, cioè di potenza; bisogna invece cercare di dimi­nuire le resistenze periferiche (con conseguente calo pressorio), e questo lo si ottiene con esercizi di resistenza, di tipo aerobico, come correre, camminare, andare in bi­cicletta, nuotare.

Troppo stres­sante lo sport all’aria aperta, con il freddo e la pioggia, il sole, la neve? Se proprio si preferisce stare al chiuso, “l’ovattato” am­biente della palestra può essere valido solo a patto di frequentare, come detto, l’area “aerobica“, de­dicata, ormai è un termine che va di moda, al cardiofitness, con il corteo di biciclette orizzontali, verticali, tappeti, vogatori e simulatori di sci di fondo. Grazie all’attività fi­sica si consumano calorie, si abbassano le resistenze periferiche, aumentano le fibre muscolari lente (S.T.= slow twich) e si innesca un circolo virtuoso che conduce, anche abbastanza rapidamente, a diminuire, di poco ma significati­vamente, i valori della pressione. Terzo anello della catena, l’ali­mentazione, qui, poche racco­mandazioni: limitare il  consumo di sale, abolire caramelle a base di liquirizia (l’acido glicirrizico è un potente vasocostrittore), limitare il consumo di caffé.