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L’uva riduce il rischio di diabete e malattie cardiache

L’uva da tavola potrebbe rallentare l’insorgere di condizioni come l’ipertensione e l’insulino-resistenza la quale porta a malattie cardiache e diabete di tipo 2. Gli scienziati della University of Michigan Health System hanno trovato in questo frutto delle sostanze fitochimiche, antiossidanti presenti in natura, dal potere quasi miracoloso.

I risultati di uno studio effettuato sugli animali presentato al convegno Experimental Biology ad Anaheim, in California, mostra risultati incoraggianti di una dieta con molta uva, la quale è in grado di prevenire i fattori di rischio per la sindrome metabolica, una patologia che affligge centinaia di milioni di persone in tutto il mondo ed è spesso un precursore del diabete di tipo 2.

I ricercatori hanno studiato l’effetto delle uve da tavola di ogni tipo sulla dieta dei topi da laboratorio che prevedeva un’alta percentuale di grassi, com’è nello stile americano odierno. Tutti i ratti utilizzati appartenevano ad una razza che tende ad essere in sovrappeso. Dopo tre mesi, i ratti che avevano ricevuto la dieta con molta uva avevano abbassato la pressione sanguigna, presentavano una funzione cardiaca migliore, trigliceridi più bassi, una migliore tolleranza al glucosio, e gli indicatori di infiammazione nel cuore e nel sangue si erano ridotti rispetto ai topi che seguivano la dieta normale.

Il ragionamento che sta dietro la diminuzione della sindrome metabolica è che le sostanze fitochimiche erano attive nel proteggere le cellule del cuore dagli effetti dannosi della sindrome metabolica. Nei ratti, l’infiammazione e la funzione del cuore è stata mantenuta molto migliore

afferma Steven Bolling, cardiochirurgo presso il Cardiovascular UM Center e capo della cardioprotezione dell’UM Research Laboratory. I ricercatori hanno esaminato anche i segni di infiammazione, danni ossidativi e gli altri indicatori molecolari dello stress cardiaco, ed hanno scoperto anche qui che i ratti che mangiavano uva avevano livelli più bassi di questi marcatori rispetto ai ratti che non la consumavano.

Ridurre i fattori di rischio può ritardare l’insorgenza di diabete o malattie cardiache, o ridurre la gravità delle malattie. In definitiva si può ridurre l’onere sanitario di queste condizioni sempre più comuni

afferma E. Mitchell Seymour, primario e ricercatore capo in cardioprotezione all’UM Research Laboratory. Bolling conclude affermando che le persone che intendono ridurre la loro pressione sanguigna, il loro rischio di diabete o che vogliono aiutare il proprio cuore indebolito a mantenere il più possibile la sua funzione corretta dovrebbero seguire una dieta a basso contenuto di grassi saturi, grassi sintetici e colesterolo, e raggiungere un peso ottimale aumentando l’attività fisica.

[Fonte: Sciencedaily]